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SENTENZA SHOCK A SULMONA: IL TRIBUNALE CONDANNA POSTE ITALIANE A RISARCIRE 142.000 EURO A UN 56ENNE DI SCANNO

“Risparmi di una vita a rischio”, il Tribunale di Sulmona condanna Poste a risarcire 142.500 euro

 

Credeva che i buoni fruttiferi sottoscritti vent’anni fa fossero una certezza per il futuro. Invece, quando si è presentato allo sportello per chiederne il rimborso, si è sentito dire che quei titoli erano scaduti da tempo e addirittura prescritti. Una doccia fredda per un 56enne di Scanno, erede del padre cointestatario dei buoni, che ha visto andare in fumo i risparmi di una vita: 142.500 euro.

Non si è arreso e ha citato in giudizio Poste Italiane S.p.A.. E ieri il Tribunale di Sulmona, con una sentenza firmata dal giudice Irene Giamminonni, gli ha dato ragione almeno in parte: Poste dovrà restituirgli l’intero capitale, rivalutato e con interessi legali, anche se non verranno riconosciuti i mancati guadagni sugli interessi.

 

L’equivoco sul termine

 

Il nodo della vicenda riguarda un foglio informativo analitico che, secondo il ricorrente, indicava una durata ventennale dei buoni sottoscritti nel 2002. Convinto che la scadenza fosse fissata al 2022, l’uomo si è rivolto all’ufficio postale nel 2024 per incassare il capitale. Ma i titoli appartenevano alla serie AA3, di durata settennale: per Poste erano scaduti già nel 2009 e prescritti dal 2019.

 

Obbligo informativo violato

 

Il Tribunale ha riconosciuto che i buoni erano effettivamente prescritti, ma ha anche accertato una grave violazione dell’obbligo informativo da parte di Poste. La semplice pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non può sostituire la consegna al cliente di un documento chiaro e corretto; la dicitura “A TERMINE” sui buoni, ha stabilito il giudice, era equivoca e non sufficiente a chiarirne la reale durata.

 

Il risarcimento

 

Da qui la condanna: restituzione del capitale investito di 142.500 euro, rivalutato secondo gli indici ISTAT e maggiorato degli interessi legali dal 2019 (anno della prescrizione) fino all’effettivo pagamento. Respinta invece la richiesta di circa 50mila euro di interessi maturati, poiché – spiega la sentenza – non è possibile stabilire con certezza il rendimento che il risparmiatore avrebbe ottenuto.

 

Una sentenza che fa scuola

 

Il caso di Scanno mette in luce un principio importante: quando si tratta di strumenti di risparmio, le informazioni devono essere chiare e trasparenti. Una mancanza, anche a distanza di anni, può costare cara.

Un commento su “SENTENZA SHOCK A SULMONA: IL TRIBUNALE CONDANNA POSTE ITALIANE A RISARCIRE 142.000 EURO A UN 56ENNE DI SCANNO

  • ecco la magistrtura che ci piace..

    brava la Giudice che ha colto il senso dei regolamenti non sempre chiari…e molto ambigue..

    Risposta

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