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IL PARCO METTE IN FUGA DALL’EREMO SIA IL VESCOVO CHE IL SINDACO DI SULMONA

di Luigi Liberatore

Io non ho capito il senso della precisazione con la quale il vescovo di Sulmona-Valva, tramite una nota ufficiale firmata dal direttore dell’ufficio comunicazioni sociali, Cristian Di Sanza, ha tenuto a ribadire che non ha mai rivendicato la proprietà dell’eremo di Sant’Onofrio. Ho preteso di capire, invece, che abbia avuto paura delle sue parole che non avevano bisogno di spiegazioni quando ha affermato che “La custodia dell’eremo di Sant’Onofrio è della diocesi”, quasi che avesse avuto timore di interferire con gli interessi del Parco il quale ha deciso quando e come accendere i fari sull’area che contiene anche il vicino tempio di Ercole Curino. E’ come se si fosse lavato le mani di fronte alla prepotenza del Parco, alla maniera di Pilato. Mi dispiace che il vescovo abbia sentito la necessità di arretrare rispetto al suo concetto di “custodia” che implica anche difesa reale di un bene che non si esaurisce in esigenze spirituali pur senza intaccare le cosiddette visure catastali. Chi legge e segue la questione dell’Eremo di Sant’Onofrio sa che il Parco, con fare padronale, anzi feudale, impedisce che l’area venga illuminata di sera per non disturbare la fauna selvatica. Così facendo, impedisce a tutti, indigeni e turisti, di poter ammirare uno dei luoghi più affascinanti dell’intero Abruzzo. Una perla sottratta al godimento degli uomini per non urtare la suscettibilità di volpi e uccelli notturni. Così recita, almeno sinteticamente e grossolanamente, il dettato komeinista del Parco che vieta di illuminare l’area. Io non sono esperto di diritto amministrativo, tuttavia reputo che il Comune di Sulmona sul cui territorio insiste l’Eremo di Sant’Onofrio abbia tutte le facoltà di intervenire e che ha acconsentito di adottare luci soffuse, ovvero impianti di illuminazione ad hoc, non riuscendo tuttavia a soddisfare le pretese del Parco che sembra essere l’autentico mediatore tra le attività dell’uomo e le esigenze mute degli animali. Sicchè l’Eremo resta quasi sempre al buio, illuminato a tratti come in tempo di guerra, abbandonato praticamente dal Comune e pure dal vescovo che ne rivendica solo la potestà spirituale, recluso nelle spire dell’onnipotente Parco. Non solamente questa amministrazione comunale di Sulmona, che praticamente non esiste, ma pure le altre si sono rassegnate alla esuberanza di un Parco che non ha mai provato a misurarsi con un sindaco “selvaggio” quanto lo spirito integralista che regna nell’Ente. Provo qualcosa di tenero nei riguardi dell’Eremo di Sant’Onofrio e del vicino tempio di Ercole Curino, sottratti al godimento della gente del luogo e ai turisti per quell’insano gusto delle tenebre che dovrebbe favorire gli animali e mettere a posto gli uomini. Torno al vescovo. Michele Fusco ha l’obbligo di intervenire in questa faccenda senza aver paura di riecheggiare poteri temporali. Arretri pure in questa battaglia di principi amministrativi il sindaco di Sulmona, ma il vescovo faccia sentire la sua presenza che non è solo di facciata. Sennò sant’Onofrio che protettore dei combattenti sarebbe…      

5 commenti riguardo “IL PARCO METTE IN FUGA DALL’EREMO SIA IL VESCOVO CHE IL SINDACO DI SULMONA

  • Intanto l’accesso al piazzale del bar è limitato a pochi vista la presenza della sbarra vicino la chiesa dedicata ai caduti.
    Bisognerebbe toglierla, in tal modo tutti possono accedere.

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  • Marzia Tosi

    Certo che lei, Signor Liberatore, si erge sempre a paladino degli umani contro l’ambiente naturale e gli altri esseri che lo abitano. I suoi attacchi sono puntigliosi solo contro l’Ente Parco, le Associazioni Animaliste, gli animali in genere. Probabilmente un colloquio tra Parco e autorità municipali porterebbe ad una buona soluzione; va comunque ricordati che l’inquinamento luminoso è nocivo ovunque. Nei giardini cittadini , se ci andrà e presterà attenzione, sentirà uccelli cantare come fosse giorno senza essere specie notturne; i selvatici necessitano delle tenebre, sarebbe meglio proporsi per mediare, signor Liberatore, anziché attaccare un Ente che tutela l’ambiente come se agisse da dittatore.

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  • Il Montanaro

    Signora Tosi io non so dove vive …ma sicuramente in un posto ben illuminato e soprattutto servito da tutti i confort moderni. L’eremo è lì dal 1294 insieme al Monte Morrone…e se oggi è compreso nel perimetro del parco sicuramente non è grazie a lei e a tutte queste miriadi di associazioni a scopo di lucro che esistono non per difendere il creato mo le vostre poltrone. Le bellezze naturali esistono perché i residenti sono stati bravi a gestirle nel corso degli anni…prima dell’avvento dei Parchi…e delle sue associazioni. Sicuramente,Liberatore, ne conosce più di lei visto che è un Abruzzese DOC.

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  • Alle prossime elezioni, spero prima possibile visto l’andazzo, votiamo in massa Angelo Caruso quale sindaco di Sulmona.
    Solo un uomo con le paxxe, possibilmente non indigeno, salverà le sorti della città.
    Povera Sulmona, ma che mal sci fatt?

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  • Il Parco con il Suo Presidente altro trombato alla grande alle ultime regionali nella lista dei fedelissimi di Marsilio.

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