
DIO CI LIBERI DA AMBIENTALISTI, ANIMALISTI E “GOLETTE”. CI PIACE VIVERE E MORIRE COSÌ!
di Luigi Liberatore
Non so se posso ritenermi solitario, oppure l’interprete non autorizzato di altri a me sconosciuti. Faccio da me stesso e solo per me, senza arrogarmi il diritto di parlare, senza mandato, per conto terzi. La nostra esistenza, da molto tempo, non è più libera e scanzonata. Scanzonata non nel senso perché priva di sostanza, semmai come forma leggera dell’essere, o del vivere quotidiano senza per questo scomodare Heiddegger o Kierkegaard. Giornalmente siamo bombardati, mass media complici per più inconfessabili aspetti, da associazioni ambientaliste, animaliste e golette verdi, che ci rendono amari i bocconi giornalieri al termine di una giornata di lavoro. Secondo “loro” non siamo rispettosi degli animali, dei cani soprattutto cui non rivolgiamo magari attenzioni adeguate. Ci fanno sentire colpevoli perché in alcuni canili non vengono osservati alla lettera codici di comportamento mentre sui cantieri muoiono gli operai. Ci dicono che alla foce dei smunti fiumi abruzzesi la concentrazione di streptococchi è tale da non consentire la balneazione, facendoci sentire responsabili dell’inquinamento con l’avvertenza di stare lontani dalle acque. Per un albero tagliato un sindaco finisce sotto processo, per un orso morto si fanno funerali di Stato e pure risonanze magnetiche ad horas disposte dai Zooprofilattici, quando una Asl in Abruzzo impiega un anno per assicurare una visita specialistica ai malati. Vi sembra tutto normale? Non parlo per altri, tuttavia mi riferisco a un senso di diffusa esigenza di liberazione dai mass media. Vivere e magari morire senza l’assillo di colpevolezza al di là del peso della stessa esistenza. Vivere, e poi morire, magari col sorriso sulle labbra senza il fardello di colpe aggiuntive seminate da ambientalisti e animalisti, loro sì ossessionati da fantasmi che vorrebbero trasferire agli altri.
Ah ecco, finalmente abbiamo trovato i colpevoli dei mali del mondo. Che fanno trascorrere notti insonni al povero giornalista ansioso. Eppure un giornalista dovrebbe leggere i giornali. E lì troverebbe anche altre notizie che parlano di temperature estreme, siccità, alluvioni, chicchi di grandine grandi come mele, incendi e frane, mari che ribollono, ghiacciai che si sciolgono. Tutti fenomeni che testimoniamo una crisi climatica globale senza precedenti. Le cui cause non sono da attribuire ad un destino cinico e baro ma all’uomo stesso, che ha alterato gli equilibri naturali al punto tale da mettere in pericolo la propria sopravvivenza e il pianeta che ci ospita. Ma perché preoccuparsi? A lui piace vivere e morire cosi! Al “nostro” bravo giornalista la tessera ad honorem del negazionismo climatico e ambientale. Un riconoscimento più che meritato.
Un’altra delle famose citazioni “(in) appropriate” del giornalista
Innanzitutto, uno che scrive “dei smunti” è meglio che vada a ripetizioni. Comunque, nel merito, è comprensibile l’aspirazione a non vivere nell’ assillo continuo, ma l’articolo, in se’, è venato di un qualunquismo profondo che scambia la causa con l’effetto del malessere. Fortunatamente l’articolista ha con tutta onestà premesso che non vuole rappresentare una posizione generalizzabile e parla per se’. Meglio.
Beato lei signor Liberatore che vivrebbe sereno se gli animalisti non si facessero sentire per la morte di un orso; beato lei che se legge di gatti avvelenati o impiccati riesce a vivere ugualmente a cuore leggero. Beato lei, così convinto di essere una creatura superiore a tutte le altre e così di poterle sfruttare, martoriare, maltrattare se le gira il ghiribizzi. Beato lei che di fronte agli allevamenti intensivi mangia ancora felice la sua costata. Non siamo tutti uguali signor Liberatore e ad altri la troppa violenza, il troppo dolore, pesa. Tutto questo in aggiunta ai dolori che infliggiamo con guerre e violenze agli altri esseri umani e che già non ci lasciano dormire. Sembra invece che lei, se non si parla di natura e animali, riesca a sopravvivere bene nonostante la follia omicida delle guerre continue. Lei è fortunato, ha il cuore leggero. Non voglio giudicarlo, ognuno ha il cuore che si merita ma non pensi che gli animalisti non si torturino l’anima pensando ai bimbi di Gaza. Lo fanno, Signor Liberatore e magari più di lei.
Caro “Sandro”, sei in una gabbia ideologica entro cui ti sembra di essere anche accademico della Crusca. Quel “dei smunti” suona meglio dei tuoi richiami. Credimi, la lingua italiana è fatta più di “suoni” che di aride regole sintattico-grammaticali. Non sono d’accordo col giornalista sul contenuto dell’articolo che tuttavia trova consensi, tanti, che a te possono sembrare antipatici. Tu, come tanti altri, non sei l’interprete autentico della materia trattata in uno scritto sostenuto peraltro da una sensibilità particolare. E poi, la Grammatica italiana spesso cede il passo al suono della lingua più che alla regola. Sorridi, intanto, se ti va…
Caro “Sandro”, non ti sembra di essere prigioniero di una gabbia ideologica oltreché della presunzione di far parte della Accademia della Crusca? Non mi piace la visione del giornalista, tuttavia la materia non è una riserva speciale per voi ambientalisti, come la grammatica stessa che vorreste piegare alla lingua italiana come dogma. La lingua italiana è fatta di suoni prima di tutto, non di regole rigide. Quel “di smunti” sa di frettoloso non di arroganza e meno ancora del non sapere. Suona meglio all’interno dello scritto, meglio ancora del richiamo da un pasdaran della lingua. Il giornalista non ha ragione sulla sostanza, ma è più accessibile del tuo richiamo. Mi piace leggerlo più di riservare giudizi sull’uso delle preposizioni in presenza della esse impura…