
UN VOLO A PLANARE
Appena uscì dalla curva davanti ai suoi occhi iniziò a sfilare un panorama piatto e verde a perdita d’occhio in cui si incrociavano gli sguardi di ragazzi, ragazzini, portieri e dei loro sogni di legittima felicità. Perché in mezzo ad un paesaggio così sognante che scorre verde e maestoso mentre il sole cocente ti bolle il cranio fino a sera inizia lo stage formativo dal trenta giugno al quattro luglio dai sette ai sedici anni a cura di Angelo Porracchio (il più giovane allenatore dei portieri di serie A) coadiuvato da Fabio Palermo, Tonino Battaglini e Luca Epifano. Cura della tecnica, tattica del portiere moderno sono i temi trattati nello stage con una scheda tecnica per ciascun iscritto. Il portiere è l’unico degli undici che può giocare anche e direi soprattutto con le mani limitatamente a quella zona del campo che si definisce area di rigore. Nell’ambito di una squadra, il portiere ha tre grandi compiti: evitare il goal, riavviare l’azione, dirigere i compagni della difesa. Il mestiere del portiere non è sicuramente facile. Credo sia l’uomo che lavori più di chiunque altro componente della squadra. Il successo a un giovane portiere non arriverà mai dalla notte al giorno: prima di affermarsi saranno infatti necessari anni e anni di lavoro sul campo e in palestra per allenare il corpo oltre ad un allenamento specifico per i riflessi e per i voli. Sviluppare le capacità cognitive nel giovane portiere è una priorità tecnica, non un dettaglio. Nel calcio moderno il portiere non è soltanto un “paratore”, ma un decisore rapido, un regista difensivo, un interprete del gioco. La sua efficacia dipende dalla capacità di decidere velocemente e funzionalmente in situazioni complesse e sotto pressione. In allenamento questo significa: stimolare la lettura anticipata delle situazioni, allenare la percezione selettiva e la gestione delle informazioni visive, integrare esercitazioni cognitive e decisionali nel contesto situazionale favorendo l’adattabilità tramite variabilità e imprevedibilità. Un portiere che allena il cervello oltre al corpo sarà sempre più pronto, più lucido, più efficace. Parare rimane la base del ruolo, ma oggi bisogna anche comprendere, prevedere e agire. Pertanto, chi forma i portieri oggi allena la mente, il fisico, la tecnica, la tattica. Nello sport e nel calcio c’è tanta testa proprio perché l’attività sportiva richiede la costanza, l’impegno dell’allenamento, il potenziamento della prestazione difronte alla fatica e alla abnegazione, ai sacrifici che comporta, la capacità di sopportare la pressione emotiva di numeri che devono aumentare per raggiungere l’obiettivo. Per rimanere al calcio che noi amiamo profondamente, non scopro certamente io che nessuno sport proponga con altrettanta fedeltà la rappresentazione della vita, con i suoi contrasti, le sue parate, le sue finte, i suoi dribbling, le sue sconfitte, i suoi trionfi. Un’educazione sportiva ci garantisce la possibilità di affrontare tutte queste esperienze con animo forte e sereno in un mondo verde con umidità calda sulla pelle e nei sogni.
Cesidio Colantonio