
SFRATTATI IN ALBERGO, SCADE LA PROROGA PER LE FAMIGLIE DI VIA ALDO MORO: IL COMUNE ANCORA INADEMPIENTE
SULMONA, 26 giugno 2025 – Ancora due giorni di tempo, poi le cinque famiglie sfrattate dalla palazzina Ater di via Aldo Moro potrebbero trovarsi senza un tetto. Da oltre due mesi – precisamente dall’11 aprile – vivono all’hotel Manhattan, dopo lo sgombero deciso dal Comune a seguito di una controversa perizia tecnica. Ora, con la proroga dell’accoglienza in scadenza, cresce la tensione e il malumore tra gli inquilini, che da settimane attendono una sistemazione definitiva.
A riaccendere i riflettori sulla vicenda è stata una lettera-diffida inviata al Comune dall’avvocato Mauro Sciulli, legale che assiste gli sfollati, per chiedere un’immediata soluzione alternativa. Le famiglie coinvolte – molte delle quali con persone anziane, fragili o con disabilità – avevano già rifiutato gli alloggi di via Orazio, messi a disposizione nel cosiddetto “contratto di quartiere”, giudicati inadeguati alle loro condizioni per barriere architettoniche e assenza di requisiti minimi di accessibilità.
Intanto, il malcontento cresce. I nuclei familiari, esasperati dall’incertezza e dall’assenza di risposte, hanno già presentato un esposto in Procura, chiedendo alla magistratura di fare chiarezza sulle responsabilità dello sgombero, motivato da due perizie in palese contrasto: una che certificava l’inagibilità della palazzina, l’altra che non riscontrava criticità tali da giustificare l’allontanamento.
«Hanno vinto le elezioni e si sono insediati, ma nessuno ha ancora trovato il tempo di andare a far visita a quelle famiglie», denuncia Concezio Agostinelli, figlio di un’inquilina. Una critica che tocca direttamente la nuova amministrazione comunale, accusata di assenza e silenzio nonostante la gravità della situazione.
Mentre il tempo stringe, resta l’incognita su dove saranno trasferite le famiglie allo scadere della proroga. Nessuna comunicazione ufficiale è finora arrivata da Palazzo San Francesco, e la sensazione diffusa tra gli sfollati è quella di essere stati dimenticati.
La vicenda, sempre più tesa, mette a nudo le fragilità del sistema di gestione dell’emergenza abitativa e solleva interrogativi sulla responsabilità istituzionale in una crisi che rischia ora di trasformarsi in emergenza sociale.