
PESCARA, TRA RICORSI E OPACITÀ AMMINISTRATIVA: “UNA CITTÀ NELLA NEBBIA”
PESCARA, 26 giugno – Una città sempre più avvolta nella nebbia, non tanto per le condizioni atmosferiche quanto per un sistema amministrativo che sembra incapace di garantire trasparenza, partecipazione e fiducia. È questo il duro giudizio contenuto nella nota diffusa da Simona Barba, esponente di AVS – Radici in Comune, che torna a denunciare il ricorso sistematico alla giustizia amministrativa come sintomo di un malessere politico e istituzionale profondo.
“Negli ultimi anni – scrive Barba – il ricorso al TAR è diventato un passaggio quasi obbligato per cittadini, comitati e associazioni che vogliono difendere il diritto alla trasparenza e alla legalità”.
I casi sono ormai noti: dal Parco Fornace di Bizzarri a viale Marconi, passando per la controversa Strada Parco, il progetto della sede regionale sull’area di Risulta e il recentissimo annullamento della delibera su via Oberdan. Una lunga serie di interventi della magistratura amministrativa che, secondo l’esponente ambientalista, mette a nudo una gestione opaca, spesso al limite delle norme, e priva di un reale confronto con la cittadinanza.
Ma è l’ultima sentenza, quella relativa alle elezioni comunali dell’8 e 9 giugno 2024, a rappresentare – secondo AVS – la punta dell’iceberg. Il TAR ha di fatto sospeso l’amministrazione comunale per gravi irregolarità riscontrate nello scrutinio, aprendo la strada a un possibile ritorno alle urne. Un colpo durissimo per l’intera macchina amministrativa e, implicitamente, per il sindaco Carlo Masci, al momento “congelato” in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari.
“La giustizia amministrativa – si legge nella nota – non giudica la bontà delle scelte politiche, ma la correttezza dell’iter. Ed è proprio lì che questa amministrazione ha fallito: nella gestione delle regole, nella trasparenza dei procedimenti, nell’ascolto della città”.
Barba invita l’amministrazione a un profondo esame di coscienza: non è accettabile, afferma, che si continui a vivere in una città dove i cittadini si vedono costretti a diffidare degli atti pubblici, dove le delibere vengono sistematicamente impugnate e dove persino il momento più sacro della partecipazione democratica – il voto – è finito sotto accusa.
“Anche se sull’irregolarità del voto non ricade una responsabilità diretta dell’amministrazione, sarebbe stato un atto di maturità politica – e di rispetto verso la città – accettare la sentenza e tornare al voto, anziché ricorrere immediatamente al Consiglio di Stato nel tentativo di difendere l’indifendibile”.
La conclusione è amara ma chiara: “Pescara deve liberarsi dalla nebbia. Non è più tollerabile vivere nella sfiducia e nella mancanza di chiarezza”. Un invito a rompere con il passato e ad aprire finalmente una nuova stagione di buona amministrazione, fondata sul rispetto delle regole, sulla partecipazione dei cittadini e su un rinnovato senso di responsabilità istituzionale.
Un messaggio forte, rivolto non solo agli attori politici, ma a tutta la città.