L'Aquila Capoluogo

IL TERREMOTO DIMENTICATO DEL 24 GIUGNO 1958: UN ILLUMINANTE SAGGIO DELLO STORICO E SCRITTORE CLAUDIO PANONE

di Claudio Panone*
L’AQUILA – IL TERREMOTO DEL 24 GIUGNO 1958: UN TERREMOTO PURTROPPO DIMENTICATO
Il 24 giugno 1958, alle ore 7:07 (ora locale), un forte terremoto colpì la media valle dell’Aterno, con epicentro corrispondente all’attuale Nucleo industriale Bazzano-Paganica, alle pendici del Monte Bazzano. L’evento interessò la zona S-E della città di L’Aquila, Paganica, Bazzano, Onna, Camarda, S. Demetrio, Poggio Picenze, Barisciano, Fossa, Ocre, S. Eusanio Forconese, ma fu avvertito in vaste aree dell’Umbria, delle Marche e del Lazio. Questo terremoto, che ha mostrato notevoli similitudini con il sisma del 1461, produsse crolli parziali e lesioni più o meno accentuate in numerosi edifici nei paesi di Bazzano, Onna e Paganica; per diversi giorni la maggior parte della popolazione non rientrò nelle proprie abitazioni (anch’io rimasi, con i miei familiari e le persone del vicinato, fuori casa, in uno spazio antistante all’abitazione). In città i maggiori danni si verificarono nella Basilica di S. Bernardino con lo spostamento del lato destro della facciata, fessurazioni nella parte bassa del campanile e al di sotto della cella campanaria. La facciata presentava lesioni delle lastre e degli altri elementi in pietra, slegati dalla retrostante muratura e soggetti a fenomeni di schiacciamento. L’intera struttura della facciata, a sua volta, risultava distaccata dai muri longitudinali della chiesa e gravemente lesionata a causa del cedimento delle fondazioni. I necessari lavori di consolidamento, grazie ai finanziamenti disposti da diversi enti, iniziarono nel 1958 e si conclusero nel 1961. Alla cupola della Basilica di Collemaggio, già gravemente lesionata per effetto di precedenti sismi e dagli eventi bellici, si produssero nuove lesioni, il distacco e la caduta di parti d’intonaco e di stucchi ornamentali barocchi (al 1960 è datato il rifacimento in cemento e mattoni della cupola, eseguito per volontà del Genio Civile). Gravi lesioni si ebbero nelle volte del secondo piano e nei tetti del Castello cinquecentesco. Nella Cattedrale ci fu il crollo della sovrastruttura dell’altare dedicato a S. Emidio. Gravi lesioni si ebbero all’edificio che ospitava la scuola media “Giosuè Carducci” in via Sassa; la copertura del Mattatoio comunale, attuale sede del Munda, di circa seicento metri quadrati, fu gravemente danneggiata; diversi fabbricati furono fatti sgomberare perché inagibili; numerosi cornicioni, in varie parti della città, tra i quali quello del palazzo dell’Aci (sito in Piazza Palazzo) e quello del palazzo dei magazzini “Standa” (lungo il Corso Vittorio Emanuele) furono abbattuti dai VV.FF..
Per il panico ci fu il decesso di un noto imprenditore aquilano cardiopatico. La media valle dell’Aterno è un’area caratterizzata da elevata sismicità (storica e attuale). La zona è stata colpita da numerosi terremoti nel corso dei secoli, con epicentri spesso localizzati in prossimità della città dell’Aquila e del suo circondario. La sismicità dell’area è legata alla presenza di sistemi di faglie attive, associate a movimenti distensivi tipici dell’Appennino centrale, strutture geologiche capaci di generare terremoti di magnitudo elevata, prossima a 7. Proprio perché questa è un’area ad alto rischio sismico, caratterizzata da una lunga storia di terremoti distruttivi, si è reso necessario il monitoraggio continuo per definire meglio, attraverso la comprensione dei meccanismi sismogenetici, la pericolosità sismica e migliorare le strategie di prevenzione e mitigazione del rischio e quindi ridurre l’impatto dei futuri eventi sismici. Per troppo tempo, però, si è ignorata la storia sismica di questo territorio. Questo terremoto, avrebbe dovuto ricordare, dopo quelli del 1950 (Mw 5.69) e del 1951 (Mw 5.25), che nel nostro territorio i forti terremoti possono verificarsi in qualsiasi momento!, proprio per la presenza di numerose strutture sismogenetiche. Purtroppo ciò non è avvenuto e il verificarsi di un evento sismico, da queste parti, è stato ritenuto un fenomeno che non ci riguardava! E, arrivati nel terzo millennio, si è continuato ad avere lo stesso atteggiamento; mentre la Terra da qualche mese si muoveva (il 14 dicembre 2008, l’inizio dello sciame sismico), diversi “esperti” evidenziavano, in trasmissioni televisive e in articoli sui quotidiani, che non c’era nessun allarme perché le scosse erano riconducibili alla normale attività sismica (“Si tratta di eventi geologici di assestamento che si verificano a profondità notevoli”, “Qualsiasi associazione con terremoti di portata ben più ampia è azzardata”, “L’aumento di intensità è normale; nulla di anomalo, sono solo fratture della crosta terrestre”, …). Altri asserivano “Ogni scossa produce uno scarico e quindi questo, in un certo senso, evita anche l’accumularsi di parecchia energia”. Costoro, forse dimenticavano che per “scaricare” l’energia di un terremoto di magnitudo 6 occorrono 32^4 (oltre un milione) di scosse di magnitudo 2 , cioè di quelle poche centinaia di scosse che si stavano verificando!!!!! Dopo quattro mesi di scosse, non forti, si arriva al 30 marzo (il giorno del mio compleanno!) quando si registrano cinque scosse significative: ore 15:38 – magnitudo 4, ore 15:43 – magnitudo 3.5, ore 19:11 magnitudo 2.7, ore 21:32 – magnitudo 2.7; ore 23:57 – magnitudo 3.3. A valle di questa sequenza sismica è convocata, a L’Aquila, per il giorno successivo, una riunione della Commissione Grandi Rischi. Da questa riunione scaturiscono affermazioni come: ”I forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta”, “La semplice osservazione di molti piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore”, “Le registrazioni delle scosse sono caratterizzate da forti picchi di accelerazione, ma con spostamenti spettrali molto contenuti, di pochi millimetri, e perciò difficilmente in grado di produrre danni alle strutture. C’è quindi da attendersi danni alle strutture più sensibili alle accelerazioni, quali quelle a comportamento fragile”. Riferendosi alla questione collegata “alle misurazioni di radon” ai fini previsionali dei terremoti, si afferma che non si deve dare credito a chiunque si proponga di fare previsioni: “Oggi non ci sono strumenti per fare previsioni e qualunque previsione non ha fondamento scientifico”. Il primo aprile si vive un’altra giornata di tensione all’Aquila a causa del terremoto perché altre quattro scosse, non forti, vengono avvertite dalla popolazione, due scuole vengono dichiarate inagibili e l’Amministrazione comunale chiede al Governo lo stato di emergenza; vengono calcolati danni per quindici milioni di euro. Le Forze dell’ordine avviano indagini su chi va annunciando scosse distruttive. Dopo la scossa di magnitudo 2.4 delle ore 13:11 del 2 aprile, gli edifici scolastici sono evacuati. Diversi “esperti” continuano a rassicurare che non ci sono elementi che fanno pensare a eventi catastrofici e, mentre, alcuni di essi partecipano a trasmissioni televisive per affermare che il terremoto si è esaurito con la scossa più forte del 30 marzo e che si può andare tranquillamente al letto per dormire sonni profondi, un “cittadino” per il quale la forte scossa è “imminente” organizza con il presidente di una Circoscrizione del Comune dell’Aquila un incontro per ricordare ai cittadini che abitano nel centro storico, che è tradizione antica, ma efficace, uscire dalle proprie abitazioni vetuste, in muratura, in occasione di aumenti in frequenza e intensità delle scosse. L’incontro è fissato per martedì 7 aprile!… Non c’è il tempo perché il “mostro” si fa vivo: la famosa faglia “più o meno nota!”, si muove nuovamente dopo il 1461 e il 6 aprile 2009, alle ore 3:32, un violento terremoto sprigiona tutta la sua energia a L’Aquila e nei centri abitati vicini, cogliendo nel sonno decine di migliaia di persone, seminando morte e radendo al suolo o danneggiando gravemente case, monumenti, edifici storici, ospedale, istituti scolastici, edifici universitari. La Casa dello studente collassa su sé stessa uccidendo otto giovani vite. Simbolo della tragedia è il Palazzo della Prefettura (sede della Sala operativa) che, sventrato dalla forza del terremoto, avrebbe dovuto piuttosto fungere da centro di coordinamento dei soccorsi (ventuno anni prima, dopo un’esercitazione di protezione civile, lo stesso “cittadino”, con lo sguardo rivolto sempre alla prevenzione sismica, aveva suggerito di provvedere a una più idonea dislocazione della sala!). MUOIONO 309 CITTADINI, qualcuno di essi anche con il “concorso di colpa”! La notte del 6 aprile poco è stato risparmiato dalla violenza del terremoto e il nostro territorio è stato stravolto sì dallo scuotimento della Terra, ma anche da imperdonabili errori e negligenze delle varie istituzioni: quelle di aver ignorato i suggerimenti e gli allarmi che nel corso degli ultimi decenni sono stati lanciati. Nulla è stato fatto in termini di prevenzione e non si è voluto volgere lo sguardo al passato. Non si è dato retta nemmeno alla storia sismica del territorio quando i forti terremoti sono stati quasi sempre preceduti da una lunga serie di scosse, anche di molti mesi (foreshocks). In ogni caso, dopo la catastrofe torna alla ribalta la famosa frase di Anton Ludovico Antinori, il grande storico aquilano del Settecento: “Niuno però presagì prima dell’avvenimento quello, che dopo l’avvenimento di poter naturalmente presagire dicevano quasi tutti “. “Però già si sapeva!” Tuttavia, l’esperienza forse induce alla prudenza! Nella sequenza sismica del Centro Italia, il 18 gennaio 2017, in concomitanza con l’emergenza maltempo per le copiosissime nevicate che bloccano la viabilità e il blackout di corrente elettrica, si avvertono quattro scosse molto intense: la prima alle ore 10:25 di magnitudo Mw 5.1 con epicentro a Montereale; la seconda di magnitudo Mw 5.5 alle ore 11:14 con epicentro a Capitignano; la terza alle ore 11:25 di magnitudo Mw 5.4 con epicentro a Pizzoli; la quarta di magnitudo Mw 5.0 alle ore 14:33 con epicentro a Cagnano Amiterno. Diversi esperti, questa volta, sono molto prudenti, anzi pessimisti, evidenziando che si possono verificare nuove e più forti scosse: alcuni affermano che gli scuotimenti potrebbero raggiungere, addirittura, magnitudo prossime a 7 (“Non si può escludere il verificarsi di terremoti di magnitudo comparabile o superiore a quelli di questa mattina… Non sorprenderebbe se nelle zone colpite dai terremoti del 18 gennaio si verificasse una scossa di intensità pari o superiore a quelle avvenute. Non sappiamo quanta possa essere l’energia ancora da liberare, ma è più che legittimo dire che non è da escludere un evento più importante, ma non è possibile dire quando….). Fortunatamente, per ora, non è successo null’altro! Ma vigiliamo! In che modo? “Condizione necessaria, anche se non sufficiente, perché un sistema di difesa dai terremoti possa essere in pratica realizzato è che ci sia un consenso attivo di tutte le componenti “sane” della società. Ma ciò richiede una corretta conoscenza a livello di massa delle cause e degli effetti dei terremoti, delle possibilità reali di difesa e dei suoi costi sociali”. (Vincenzo Petrini) (Un cittadino che ha creduto e continua a ritenere indispensabile la prevenzione)
*Storico e Scrittore

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