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DETENUTA TENTA IL SUICIDIO AL CARCERE DI CHIETI, SALVATA IN EXTREMIS

Chieti, 24 giugno – È stata salvata “per il rotto della cuffia” una detenuta di origine cinese che nei giorni scorsi ha tentato di togliersi la vita nel reparto femminile del carcere di Chieti, tentando l’impiccagione. Solo il tempestivo intervento di alcune compagne di detenzione e dell’unica agente in servizio ha evitato l’ennesima tragedia tra le mura di una struttura penitenziaria da tempo sotto pressione.

La donna, dopo essere stata soccorsa, è stata trasferita d’urgenza all’ospedale di Chieti dal personale del 118. A rendere nota la vicenda è Mauro Nardella, componente della segreteria nazionale del CNPP-SPP, sindacato di Polizia Penitenziaria, che non esita a definire la situazione del carcere teatino “tra le peggiori dell’intero Abruzzo”.

Secondo Nardella, l’episodio riaccende i riflettori su criticità strutturali e organizzative che coinvolgono direttamente il reparto femminile della struttura: carenza cronica di personale, turni di sorveglianza massacranti e una gestione difficile di detenute sottoposte a regimi di alta sorveglianza, che richiederebbero controlli ogni 10-15 minuti.

“In alcuni istituti abruzzesi – afferma il sindacalista – ci sono più agenti donne in sezioni maschili (come a Vasto o Sulmona), mentre in carceri con presenza femminile, come Chieti, si registra una pericolosa carenza. Questo squilibrio nella distribuzione del personale dovrebbe far riflettere seriamente”.

Particolarmente allarmante, secondo Nardella, è il fatto che spesso l’intero reparto venga sorvegliato da una sola agente, in quanto il personale previsto per il coordinamento viene frequentemente distolto per altre mansioni. Una situazione che definisce “insostenibile” e che, nel caso specifico, avrebbe potuto trasformarsi in tragedia se non fosse stato per il senso di responsabilità delle altre detenute e, probabilmente, anche un pizzico di fortuna.

“Se non si è contato un morto – conclude Nardella – lo si deve alla prontezza delle detenute e all’unico agente presente. Ma non possiamo affidarci alla fortuna: serve un intervento immediato, a partire dalla revisione dell’organizzazione del lavoro e dall’invio di più personale femminile”.

L’episodio riapre dunque una pagina delicata sullo stato delle carceri in Abruzzo, in particolare sulla gestione dei reparti femminili, e sollecita una risposta concreta da parte dell’Amministrazione penitenziaria e del Ministero della Giustizia.

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