
UCCISIONE ORSA AMARENA, APPENNINO ECOSISTEMA: “NON SOLO MALTRATTAMENTO ANIMALE, È CRIMINE AMBIENTALE
Uccisione dell’orsa Amarena, Appennino Ecosistema si costituisce parte civile: “Non solo maltrattamento animale, è crimine ambientale”
AVEZZANO – Si terrà domani, 26 giugno 2025, alle ore 13, presso il Tribunale di Avezzano, la seconda udienza del procedimento penale contro Andrea Leombruni, imputato per l’uccisione dell’orsa Amarena, simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo e della fragile biodiversità degli Appennini. Un caso che ha scosso l’opinione pubblica e che ora vede in aula, come parte civile, anche l’associazione Appennino Ecosistema, in rappresentanza dell’intero ecosistema appenninico.
L’orsa Amarena, femmina di orso bruno marsicano – specie gravemente minacciata di estinzione – è stata uccisa il 1° settembre 2024 a San Benedetto dei Marsi, con un colpo di fucile. L’episodio ha causato un danno stimato del 5% alla popolazione totale della specie, secondo gli esperti, aggravando il rischio di estinzione e compromettendo l’equilibrio biologico dell’intera area.
L’associazione Appennino Ecosistema, parte della Global Alliance for the Rights of Nature, ha annunciato di chiedere al Pubblico Ministero l’applicazione delle norme più severe del codice penale introdotte in recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente (Direttiva 2008/99/CE).
Secondo il presidente Bruno Petriccione, giuri-ecologo, l’uccisione di Amarena non può essere trattata alla stregua del reato generico di uccisione di animali (art. 544-bis c.p.), ma deve essere perseguita anche ai sensi di:
- Art. 727-bis c.p.: per l’uccisione di specie selvatiche protette, che non richiede la dimostrazione del dolo,
- Art. 452-bis o 452-quater c.p.: per inquinamento ambientale o disastro ambientale, con pene fino a 6 anni di reclusione e multe fino a 100.000 euro.
“Uccidere una femmina di orso bruno marsicano significa danneggiare un intero ecosistema. Non è un semplice reato contro un animale: è un atto lesivo della biodiversità e della sopravvivenza stessa della specie”, dichiara Petriccione.
Nel comunicato si ricorda anche come, in passato, episodi simili siano rimasti impuniti, come l’uccisione volontaria di un altro esemplare nel 2014 a Pettorano sul Gizio. Proprio quella vicenda contribuì a spingere la Commissione Europea ad aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’insufficienza delle tutele penali a protezione della fauna selvatica.
Appennino Ecosistema parteciperà inoltre alla manifestazione pubblica promossa dall’associazione Animalisti Italiani davanti al Tribunale, domani alle ore 12, con la partecipazione di numerose altre realtà ambientaliste.
Il processo per la morte di Amarena rischia di diventare un caso giudiziario simbolo, destinato a tracciare un confine tra un passato di impunità e un futuro in cui la natura venga riconosciuta come soggetto giuridico, non solo come risorsa. Un orientamento già accolto nella riforma costituzionale del 2022, che ha inserito la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della Repubblica.
“Porre allo stesso livello l’uccisione di un orso bruno marsicano e quella di una gallina sarebbe un assurdo giuridico”, conclude Petriccione. “Servono giustizia e consapevolezza, non solo per Amarena, ma per l’intero ecosistema di cui tutti facciamo parte.”
Il caso Amarena, dunque, non è solo una vicenda giudiziaria. È una sfida culturale, ambientale e politica sul significato profondo di convivenza tra uomo e natura.