Cultura

ALBERT EINSTEIN E MARIE CURIE: UNA SOLIDARIETA’ OLTRE LA SCIENZA. QUANDO ALBERT SI SCHIERO’ A FIANCO DI MARIE

L’AQUILA – Ci sono fotografie che affascinano più per ciò che non mostrano che per ciò che rivelano. Una di queste ritrae Albert Einstein e Marie Curie, soli, sulle rive del lago di Ginevra, durante una pausa di un Congresso Solvay. Di cosa parlano? Mi piace immaginare un dialogo intimo tra due giganti della scienza, tra la donna dallo sguardo cupo e l’uomo che, con rara sensibilità, le aveva scritto parole di profonda stima: “Sei una donna geniale e realizzata: ignora coloro che ti disprezzano.” Marie Curie (1867–1934) stava affrontando uno dei periodi più bui della sua vita, sul piano personale e professionale. Cinque anni dopo la tragica morte del marito Pierre, aveva intrapreso una relazione con Paul Langevin, fisico più giovane di lei, separato ma ancora formalmente sposato. La moglie di Langevin, decisa a vendicarsi, consegnò alla stampa le lettere private tra i due amanti. Fu l’occasione perfetta per screditare Marie Curie. I giornali la attaccarono con ferocia, dipingendola come una “perfida straniera” e colpevole di aver distrutto una famiglia. Il clamore rischiava di compromettere il conferimento del suo secondo premio Nobel. Albert Einstein, indignato dalla campagna diffamatoria, le scrisse il 23 novembre 1911 una lettera che è un raro esempio di empatia e solidarietà: “Stimatissima signora Curie,
non rida di me se Le scrivo senza avere nulla di ragionevole da dire, ma sono talmente indignato per le indecenze con cui il pubblico si sta occupando di Lei, che sento il bisogno di esprimere il mio sdegno. Sono certo che Lei disprezzi coerentemente questa gentaglia, sia quando le tributa una stima ossequiosa, sia quando cerca di placare la propria fame di scandalo. Voglio dirLe quanto ammiro il Suo ingegno, la Sua energia e la Sua integrità, e quanto mi sento fortunato ad averLa conosciuta a Bruxelles. Chiunque non appartenga a questa schiera di rettili è felice di avere tra noi persone come Lei – e come Langevin – persone vere, la cui presenza è un privilegio. Se la stampa dovesse ancora infangarla, non legga quelle assurdità: le lasci ai rettili per cui sono scritte. Con i miei più affettuosi saluti a Lei, a Langevin e a Perrin,
cordialmente, A. Einstein”.  Quelle parole non furono semplicemente un gesto di amicizia: furono un atto di resistenza morale. Grazie anche a questo sostegno, Marie Curie affrontò lo scandalo a testa alta, dimostrando ancora una volta la forza straordinaria della sua persona e della sua intelligenza. Pochi mesi dopo, ottenne il suo secondo Nobel, questa volta per la Chimica (1911), per l’isolamento del radio e del polonio: una vittoria non solo della scienza, ma della dignità.
 Sara Sesti (Donne e Scienza)

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