
CATERINA DI VALOIS E I PRURITI EROTICI DEL DIARISTA E FUNZIONARIO REALE DEL XVII SECOLO SAMUEL PEPYS
L’AQUILA – Quando la regina Caterina di Valois morì nel 1437, fu sepolta rapidamente in una bara ermetica.
Per oltre due secoli riposa in pace… finché dei lavori presso l’Abbazia di Westminster non spostarono accidentalmente il coperchio.
Gli operai rimasero pietrificati: il corpo della regina era quasi intatto. La sua pelle appariva ancora liscia.
Le sue guance, incredibilmente, conservavano un lieve rossore. La morte non le aveva tolto del tutto la sua bellezza.
La notizia si diffuse rapidamente: Caterina, moglie di Enrico V e madre del futuro Enrico VI, giaceva lì, sospesa nel tempo.
C’è chi lo interpretò come un segno divino, chi come una prova di santità. Ma uno solo osò andare oltre.
Samuel Pepys, funzionario reale e celebre diarista del XVII secolo, aveva una reputazione torbida.
I suoi diari, oggi famosi, lo descrivono come un uomo ossessionato dalle donne, dalla carne e dal desiderio.
Scriveva senza pudore di come infilava le mani sotto le gonne di cameriere, vicine o qualsiasi donna gli capitasse a tiro.
Ma il 23 febbraio 1667, giorno del suo compleanno, Pepys voleva qualcosa di diverso. Qualcosa di leggendario.
Entrò nell’Abbazia di Westminster, si avvicinò alla bara aperta di Caterina di Valois, sollevò il suo busto e —senza alcun pudore né rispetto— la baciò.
“Pensavo di baciare una regina,” scrisse nel suo diario con morbosa soddisfazione. Quel bacio freddo e senza consenso ha segnato uno degli episodi più oscuri della fascinazione per i morti. Per anni, il corpo di Caterina fu osservato come una curiosità, esposto al pubblico. Solo quando la regina Vittoria venne a conoscenza della profanazione, ordinò che la bara fosse richiusa, restituendo a Caterina la dignità perduta. A volte, nemmeno la morte basta per trovare riposo.