
DOMENICO SUSI, EREDITÀ VIVA NEL RIFORMISMO, RICORDATO DALLE ISTITUZIONI E DALLA STORICA GUARDIA SOCIALISTA
Un’eredità che parla al presente
Sulmona ha reso omaggio a una delle figure più emblematiche del socialismo riformista abruzzese e nazionale. A vent’anni dalla scomparsa di Domenico Susi, il Centro Studi che porta il suo nome ha promosso un convegno nazionale, svoltosi oggi all’auditorium del Palazzo della Santissima Annunziata. L’iniziativa, patrocinata dal consiglio regionale e dal Comune di Sulmona, ha riunito amministratori, studiosi, rappresentanti istituzionali e molti esponenti della cosiddetta “vecchia guardia” socialista, per riflettere sull’attualità del pensiero riformista e sul significato di una vita politica spesa al servizio delle istituzioni.
Saluti istituzionali e memoria familiare
Ad aprire il convegno sono stati i saluti del sindaco di Sulmona, Luca Tirabassi, della vicepresidente del consiglio regionale, Marianna Scoccia, e dell’assessore comunale di Introdacqua, Aurora De Angelis, che ha annunciato l’intitolazione di una strada a Domenico Susi nel suo paese natale. Un gesto simbolico, ma fortemente sentito, per ribadire il legame tra il politico e il suo territorio.
Neomisio Susi, presidente del Centro Studi e figlio di Domenico, ha aperto i lavori con un ricordo personale e politico del padre: “Un uomo che ha unito coerenza ideale e concretezza amministrativa, convinto che il riformismo fosse lo strumento più efficace per migliorare la società”.
Le testimonianze dei protagonisti
Il senatore Michele Fina, tesoriere nazionale del Partito Democratico, ha sottolineato l’attualità dell’impegno di Susi: “L’eredità del socialismo democratico è ancora viva nei valori di giustizia sociale, equità e partecipazione. Oggi più che mai occorre riscoprire quella visione che coniugava progresso e solidarietà”.
Il deputato Nazario Pagano, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, ha rievocato il ruolo centrale di Susi nella costruzione della Regione Abruzzo e nei governi degli anni Ottanta, come sottosegretario alle Finanze per quasi un decennio: “Una figura capace di coniugare visione e competenza tecnica, mai separata dalla sensibilità sociale”.
Un messaggio da Valdo Spini
Non potendo partecipare di persona, l’ex ministro Valdo Spini ha fatto pervenire un videomessaggio, trasmesso nel corso del convegno. Nel suo intervento ha ricordato l’amicizia e la lunga militanza condivisa con Susi, definendolo “un socialista vero, figlio della lezione siloniana, fedele ai valori della libertà, del lavoro e dello Stato sociale”.
Riformismo come metodo e come cultura
Alberto Aghemo, presidente della Fondazione Matteotti, ha inquadrato la figura di Susi nella tradizione del socialismo riformista italiano, accostandola a quella di Giacomo Matteotti: “Due percorsi diversi ma convergenti, due esempi di un socialismo che non distrugge, ma riforma e costruisce, in dialogo con le istituzioni democratiche”.
Voce alle nuove generazioni e al mondo produttivo
L’imprenditore Fabio Spinosa Pingue ha portato una riflessione sul valore del riformismo nell’economia: “Abbiamo bisogno di una nuova stagione che unisca etica e impresa, responsabilità e sviluppo. Il pensiero riformista può offrire ancora oggi una bussola per un’economia più inclusiva”.
Anche Marco Fanfani, tra i volti più noti del Psi abruzzese, ha ricordato l’intelligenza politica e la coerenza di Domenico Susi: “Ha vissuto il Parlamento non come una tribuna personale, ma come un luogo di confronto, mediazione e proposta. Era capace di coniugare fermezza ideale e capacità di costruire sintesi”.
Una politica che guarda avanti
A moderare il dibattito è stato Gianfranco Di Piero, già sindaco di Sulmona, che ha posto l’accento sull’attualità del pensiero riformista: “In un tempo di crisi della politica e di disorientamento civico, la lezione di Susi è ancora viva. Il suo approccio pragmatico e partecipativo offre strumenti per rimettere al centro il bene comune”.
Il convegno si è chiuso con un messaggio chiaro: il riformismo non è solo un pezzo di storia, ma una proposta ancora attuale. In un’Italia che cerca nuovi equilibri democratici e un’Europa attraversata da profonde trasformazioni, la figura di Domenico Susi torna a parlare. Non come nostalgico ricordo, ma come esempio di una politica radicata nei territori, dialogante, riformatrice.