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FINE VITA, L’ABRUZZO DICE NO ALLA LEGGE: BOCCIATA LA PROPOSTA, IL M5S ATTACCA LA DESTRA

 

L’AQUILA – Con un voto che ha spaccato il Consiglio regionale e alimentato un acceso dibattito pubblico, la maggioranza di centrodestra ha bocciato la proposta di legge regionale sul fine vita, sostenuta dal Movimento 5 Stelle e nata da una raccolta popolare che aveva visto ben 8.119 firme di cittadine e cittadini abruzzesi.

Una decisione che, secondo i consiglieri regionali Francesco Taglieri ed Erika Alessandrini, rappresenta “una sconfitta non solo politica, ma soprattutto umana e civile”, perché cancella con un tratto di penna una proposta costruita su un terreno già tracciato dalla Corte costituzionale, che ha sancito il diritto all’accesso al suicidio medicalmente assistito in specifici casi di patologie irreversibili.

Francesco Taglieri e Erika Alessandrini (M5S)

La legge, secondo i promotori, non introduceva nuovi diritti, ma offriva regole chiare, tempi certi e un percorso definito per chi, in condizioni di grave sofferenza, sceglie liberamente di porre fine alla propria vita in modo consapevole e assistito. “Non si trattava di una forzatura politica – spiegano Taglieri e Alessandrini – ma di un testo equilibrato, frutto del lavoro con giuristi, medici e bioeticisti. Avevamo fatto tutto il possibile, dentro e fuori le istituzioni”.

Il testo, sottolineano, era stato dichiarato ammissibile dal Collegio di garanzia statutaria e avrebbe potuto portare l’Abruzzo in linea con quanto già avvenuto in altre regioni italiane, come la Toscana, che pur avendo visto la propria legge impugnata, non ne ha subìto la sospensione e continua ad applicarla.

Per i due esponenti del M5S, il no della destra è arrivato per puro pregiudizio ideologico, nonostante i lunghi mesi di discussione e i ripetuti appelli delle associazioni e dei malati. “Sedute rinviate, audizioni ignorate, discussione relegata in fondo all’agenda: l’ipocrisia oggi ha trovato il suo compimento in un voto che sa di accanimento ideologico”, attaccano i consiglieri.

La maggioranza ha giustificato il rigetto della proposta sostenendo che la materia è di competenza statale, e che è in attesa un disegno di legge nazionale già depositato in Senato. Ma per il M5S, “è una scusa per non decidere. Intanto, a pagare sono i pazienti e le famiglie abruzzesi, costrette a rivolgersi altrove o a vivere nell’incertezza e nel dolore”.

“L’Abruzzo resta indietro, mentre altre regioni vanno avanti – concludono Taglieri e Alessandrini –. È stata stracciata la volontà di oltre 8.000 cittadini, che avevano creduto nella possibilità di una politica più umana e più giusta. Ma noi non ci fermeremo. Continueremo a portare avanti questa battaglia di civiltà perché la libertà di scelta non può restare ostaggio delle ideologie di chi governa. Oggi è una pagina buia per la nostra regione, ma la storia non finisce qui”.

La bocciatura della legge sul fine vita in Abruzzo accende così un confronto profondo tra istituzioni, politica e società civile, su un tema che tocca la dignità, la libertà e la sofferenza di chi vive ogni giorno in condizioni estreme. Un confronto che, come promette il M5S, non si chiude con un voto, ma che continuerà nelle piazze, nei tribunali e, soprattutto, nelle coscienze.

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