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ANTIBIOTICO-RESISTENZA: UNA MINACCIA GLOBALE DA AFFRONTARE INSIEME

A cura del prof. Maurizio Proietti – Negli ultimi anni, la resistenza antimicrobica (AMR) è diventata una delle più grandi sfide sanitarie globali. Oltre all’abuso di antibiotici in ambito umano, una delle cause principali è l’impiego massiccio di questi farmaci negli allevamenti e la loro dispersione nell’ambiente. Per questo, l’AMR è oggi considerata una minaccia che coinvolge l’intero ecosistema (umani, animali e ambiente) ed è al centro dell’approccio One Health promosso a livello internazionale.

Ma la crisi non si ferma qui. I cambiamenti climatici stanno facilitando la diffusione di nuovi agenti patogeni o il ritorno di vecchie infezioni, spesso portatori di meccanismi di resistenza. Così, aumentano le infezioni difficili da curare, soprattutto nei gruppi più vulnerabili: neonati, bambini piccoli e anziani.

La sepsi neonatale, ad esempio, resta una delle principali cause di morte nei Paesi a basso e medio reddito. Le infezioni acquisite prima o durante il parto, o anche in ambiente ospedaliero, possono essere causate da batteri resistenti, annullando i benefici dell’assistenza medica. Si stima che ogni anno oltre 200.000 neonati muoiano a causa di infezioni resistenti agli antibiotici. E l’uso sempre più frequente di antibiotici potenti — come i carbapenemi — nei neonati, può avere effetti collaterali gravi e ancora poco conosciuti.

Anche le persone anziane sono a rischio elevato: fragili, con più malattie e spesso ospedalizzate, possono contrarre infezioni difficili da trattare, che allungano i tempi di degenza, aumentano i costi e mettono a rischio la riuscita di interventi chirurgici o terapie oncologiche.

La diffusione di batteri resistenti non riguarda solo gli ospedali: questi possono circolare attraverso le catene alimentari, viaggiare con le persone, e diffondersi in tutto il mondo. L’utilizzo di antibiotici nella zootecnia e l’inquinamento ambientale da residui antimicrobici contribuiscono alla selezione di ceppi sempre più resistenti.

Nonostante 178 Paesi abbiano adottato un piano contro l’AMR, solo una minoranza lo sta realmente applicando. I controlli sono ancora insufficienti, soprattutto nei Paesi con risorse limitate, dove gli antibiotici spesso sono etichettati in modo errato, mal conservati, o di bassa qualità, rendendo inefficaci anche le cure appropriate.

Il cambiamento climatico aggrava ulteriormente la situazione: con l’aumento delle temperature si assiste alla crescita delle infezioni da vettori e all’espansione geografica delle malattie tropicali. Alcuni studi hanno mostrato come l’aumento della temperatura favorisca anche i meccanismi di resistenza batterica attraverso il trasferimento genetico tra microrganismi.

Un altro fattore poco considerato è il ruolo dei viaggi internazionali. Il movimento continuo di persone tra Paesi ad alto e basso reddito favorisce la diffusione globale di batteri resistenti, soprattutto nei casi in cui i viaggiatori non adottano misure preventive o si recano in aree con sistemi sanitari fragili. Anche il cosiddetto turismo sanitario può diventare un veicolo di diffusione dell’AMR.

Affrontare questa minaccia richiede consapevolezza collettiva, investimenti nella ricerca, miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e un uso più attento degli antibiotici. Solo attraverso una collaborazione globale sarà possibile arginare una delle sfide più complesse del nostro tempo.

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