
IL PARADOSSO DELLA SINDACA DI FRANCAVILLA: DIFENDE GLI INDAGATI, ATTACCA LA STAMPA E AVVIA AZIONI DISCIPLINARI
Francavilla al Mare – La sindaca Luisa Russo rompe il silenzio sulla vicenda dello Scout Speed e lo fa con un lungo post pubblico dai toni duri, rivolto più alla stampa che agli indagati, con l’intento – nemmeno troppo velato – di spostare l’attenzione mediatica dalle presunte responsabilità amministrative alla narrazione giornalistica.
Nel mirino, in particolare, il titolo scelto dal quotidiano Il Centro – “Truffavelox” – che secondo la prima cittadina avrebbe contribuito ad alimentare un clima di “gogna mediatica”. Ma a destare stupore non è tanto la difesa dei dipendenti comunali indagati quanto il doppio binario su cui la stessa sindaca intende muoversi: da un lato la proclamazione della loro innocenza, dall’altro l’annuncio di procedimenti disciplinari a loro carico, avviati proprio dall’amministrazione comunale.
Una posizione che rischia di apparire contraddittoria. Se gli agenti sono innocenti fino a prova contraria – come giustamente si invoca richiamando il principio di presunzione di innocenza – perché l’apertura immediata di procedimenti disciplinari da parte dell’Ente? Non è anch’essa una forma di giudizio anticipato?
Il caso ruota attorno all’utilizzo del sistema Scout Speed, introdotto nel 2019 per controllare la velocità in punti critici come le gallerie. Secondo l’accusa della Procura di Chieti, alcuni agenti della Polizia Municipale avrebbero consapevolmente certificato come funzionante un dispositivo difettoso, elevando così multe irregolari a mezzi pesanti, furgoni e fuoristrada. Le indagini sono in corso da oltre un anno, durante il quale il sistema non è più stato utilizzato.
La sindaca rivendica la correttezza dell’amministrazione attuale, precisando che non vi è stata alcuna volontà di “fare cassa” con le multe e sottolineando come, proprio nel periodo senza autovelox o scout speed, il Comune sia riuscito a uscire dal disavanzo, risanando il bilancio. Una dichiarazione che, per quanto rassicurante, non cancella la gravità delle ipotesi d’accusa, che vanno ben oltre il solo funzionamento tecnico dell’apparecchio.
Nel suo intervento, Russo chiede rispetto per il lavoro degli inquirenti, ma accusa il mondo dell’informazione di aver spettacolarizzato la notizia, trasformandola in un processo mediatico. Parla di “attacco che rischia di inquinare le indagini” e di “tritacarne mediatico”, dimenticando che se la stampa ha un ruolo è proprio quello di informare, anche – e soprattutto – quando si toccano ambiti delicati come la legalità nell’azione pubblica.
Il punto, semmai, è un altro: l’inchiesta su Scout Speed non è nata da un articolo di giornale, ma da un’indagine della magistratura. E se oggi se ne parla, è perché i cittadini hanno il diritto di conoscere – senza veli né attenuazioni – ciò che accade dentro le istituzioni. La stampa ha il dovere di raccontare, con rigore e completezza, i fatti. A chi governa spetta invece il compito di rispondere con atti, non con polemiche.
Difendere i dipendenti, ma punirli; proteggere la reputazione del Comune, ma attaccare la stampa: in questo doppio gioco la politica rischia di perdere credibilità. E Francavilla non ha bisogno di comunicati autoassolutori, ma di chiarezza e responsabilità.