
PIETRUCCI SULLA VULNERABILITA’ DIGITALE E BLACKOUT VODAFONE: I DIRITTI DEI CITTADINI E LE GUERRE
L’AQUILA – Pietrucci: la vulnerabilità digitale, la sicurezza pubblica, i diritti dei cittadini. E le guerre.
Ha ragione Massimo Prosperococco che ieri ha commentato sui social il blackout della rete
Vodafone che ha interessato gran parte del Centro Italia, comprese importanti città, e che si è
risolto solo questa notte. Il guasto causato dal maltempo ha generato un caos nelle comunicazioni strategiche e vitali. Il
fastidio che abbiamo subìto noi come semplici utenti per dover rinunciare a telefonate e
messaggi è l’ultimo dei problemi. Siamo stati un giorno intero senza telefono: è stato scomodo,
fastidioso, ma – si potrebbe dire – pazienza, sono cose che capitano.
La realtà è che si è evidenziato un vulnus gravissimo.
Ormai l’intera società dipende dai collegamenti cibernetici e se un black out casuale e naturale
dovuto al maltempo ha potuto mandare in crisi sistemi sofisticati ed essenziali a partire dalla
sanità e dalla pubblica amministrazione, non è immaginabile cosa accadrebbe di fronte a
disastri più gravi o attentati: d’altra parte, ormai, tutti i racconti distopici ipotizzano che le
catastrofi possano accadere o essere generate dal blocco dei sistemi informatici che comandano
treni, navi, aerei, metropolitane, sistemi sanitari, procedure di allerta e soccorso.
Ed è gravissimo che una grande azienda come Vodafone non abbia un sistema sostitutivo in
grado di intervenire per supplire al guasto del sistema principale.
Ma soprattutto – e questo riguarda lo scenario politico dell’oggi – affidare le comunicazioni
strategiche, comprese quelle satellitari, interamente a soggetti privati, come l’Italia vuol fare
consegnando a Starlink di Elon Musk la gestione del nostro intero sistema è una scelta che ci
espone a rischi gravissimi: chi garantisce l’affidabilità delle infrastrutture strategiche per le
comunicazioni nel nostro Paese?
Non è solo un problema tecnologico. È un tema di sicurezza, di tutela dei diritti digitali dei
cittadini e di continuità istituzionale. Serve un ripensamento serio e urgente italiano ed
europeo delle policy sulle infrastrutture critiche, delle regole sulla ridondanza dei sistemi e più
in generale sul concetto di indipendenza tecnologica. Per questo il programma Rearm dell’Unione Europea è del tutto sbagliato: perché decide di
investire 800 miliardi di euro nell’acquisto di sistemi d’arma (e ogni paese compra i suoi, mica
si realizza una difesa comune e coordinata europea!) invece di progettare una vera sicurezza,
legata a politiche internazionali, diplomazia, strategie energetiche, sviluppo sostenibile,
sicurezza comune e nuovi scenari di ricerca, sviluppo e realizzazione di tecnologie digitali
innanzitutto al servizio dei diritti sociali e primari dei cittadini (comunicazioni, sanità,
trasporti, educazione, assistenza). Una politica europea di pace, realistica e ambiziosa, che renda l’Europa protagonista del
mondo.
*Consigliere regionale