L'Aquila Capoluogo

L’AMORE PER LA MONTAGNA E LE SPLENDIDE FALESIE AI PIEDI DEL MASSICCIO DEL GRAN SASSO

di Giuseppe D’Annunzio
L’AQUILA – Qualche mese fa scrissi una recensione sull’ultimo libro sulle falesie nella nostra regione: “ABRUZZO Rock, Ai piedi del Gran Sasso: falesie di Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo” di Marziale, Angelozzi, Puca, Cittadini e Giovanetti, 2023, Versante Sud. Una guida che arriva a censire bel 66 falesie nelle quattro province. Un patrimonio incommensurabile di località una più bella dell’altra, che andrebbero visitate soprattutto per l’attività sportiva ma anche solo per il gusto di apprezzarne l’immensa valenza ambientale, essendo spesso posizionate in luoghi singolari del territorio, valenza costituita da spettacolari banchi di calcare, faggete, boschi e soprattutto paesaggi mozzafiato. E così che quest’anno ho iniziato una peregrinazione per le falesie e spero di girarne tante. Quelle aquilane le conosco da diversi anni; qualche giorno fa ho postato una foto di quella di Ovindoli, nella Val d’Arano. Oggi sono stato a Fano Adriano, una vera sorpresa. La falesia si sviluppa in cinque settori: Classico (55), Exit Poll (10), La Guglia (10), Pandemia (dove ho letto una via con il nome CORANAVIRUS) (20) e Fano Alta (24); ben 119 vie, una delle più grandi della provincia. La falesia si sviluppa sul versante est del Colle S. Marcello, uno dei posti più suggestivi di tutto il teramano, con l’ascetica Chiesa benedettina dell’Annunziata e il panorama mozzafiato dei tre massicci più importanti del Gran Sasso, Corno Grande e Piccolo, Pizzo d’Intermesoli e Monte Corvo. La località si chiama Vena Rossa per il colore caldo e bellissimo della roccia, appunto rossa, che svetta sotto forma di guglie tra l’intensissimo verde del bosco. Sul libro Abruzzo Rock a raccontare la chiodatura è Gianluca Di Benedetto, uno dei maggiori artefici dello sviluppo di questa falesia realizzata con Leandro Fares, Paolo de Laurentis e Pino Sabbatini. Ma un merito particolare va anche al dott. Lino Di Marcello (grande alpinista che insieme a Carlo Partiti ha condotto importanti imprese) il quale, con la genialità di mastro muratore, ha curato i sentieri, livellato le basi delle falesie con terrazzamenti, realizzato artistiche panchine in pietra, tanto che questo “parco attrezzato” è adatto anche ad una famiglia con bambini piccoli. L’auto si parcheggia lungo la strada che porta ad Intermesoli, ora chiusa al traffico, vicino ad una bella e utilissima fonte, La Cannalecchia. Siamo quindi saliti al settore denominato La Guglia, dove abbiamo arrampicato su alcune vie di 5a e 5b. Da qui si raggiunge anche il settore Pandemia, sopra al quale si ammira un panorama mozzafiato verso il GS e la Valle del Tordino. Un luogo singolare dove c’è un masso che sembra un’ara, non a caso infatti hanno lasciato un’ascia. Riscesi sulla strada asfaltata siamo quindi andati al settore Classico, dove abbiamo arrampicato su una via bellissima, via tecnica di 5c. Ma qui l’attrazione più importante sono i Grigni, antichi pigiatoi per la vinificazione, di incerta datazione, scavati nella roccia. Da questi misteriosi manufatti prende il nome l’Associazione culturale I Grignetti, che si propone il recupero di antiche tradizioni e la valorizzazione di attività artistiche e di artigianato. Nel percorso abbiamo incontrato e salutato il grande alpinista Paolo De Laurentis, impegnato sulla via “Sette Effe”, una multipitch da sette tiri. Terzo tempo al Bar Gran Sasso, dove la birra viene sempre servita tra appetitosi stuzzichini e dove abbiamo avuto il piacere di salutare anche il sindaco, impegnato nella preparazione del prestigioso Premio Giuseppe Zilli per il giornalismo, che si terrà il 5 luglio sul colle dell’Annunziata. Un appuntamento assolutamente da non perdere.

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