
L’AMORE DEI CANI PER L’UOMO: ARGOS, CHE ASPETTO’ ULISSE PER TUTTA LA VITA
Parla di un cane.
Argos era solo un cucciolo quando Ulisse partì per la guerra di Troia. Venti anni passarono. Venti anni di assenza, silenzio, abbandono. Nessuno sapeva più se Ulisse fosse vivo o morto. Nessuno lo aspettava più. Nessuno… tranne lui.
Argo, vecchio e dimenticato, giace su un mucchio di letame. Gli occhi velati, il corpo consumato. Ma il cuore… quello no. Il cuore è rimasto sveglio, in attesa. E quando il padrone ritorna, travestito da mendicante, irriconoscibile a tutti — anche alla moglie, anche al figlio — lui lo riconosce.
Le orecchie tremano. La coda si muove appena. Non ha più la forza di alzarsi. Ma in quel solo istante, in quel singolo sguardo, Argo ritrova tutto:
la voce, l’odore, l’anima di Ulisse. E solo allora — solo dopo aver compiuto il suo destino di attendere e ritrovare — chiude gli occhi.
E muore in pace. Argos non ha compiuto imprese, non ha parlato, non ha combattuto. Ma il suo amore, muto e assoluto, ha attraversato i secoli.
È un canto alla fedeltà che resiste al tempo. Alla memoria che non dimentica.
Alla presenza che resta, fino alla fine. Per chi ha amato un cane, questa non è solo una scena dell’Odissea.
È una verità eterna.