L'Aquila Capoluogo

LE ESATTE CONDIZIONI DELLA SANITA’ AQUILANA. ECCO LA FOTOGRAFIA SCATTATA CON LE PAROLE DA UNA NOSTRA CONCITTADINA

di Alessia de Iure  
L’AQUILA – Cronaca di una mattinata al CUP della nostra città più, in chiusura, esperienza in Pronto Soccorso.
Stamane una mia collega teramana mi scrive che verrà per una visita alle 13, e che pensa di arrivare intorno alle 12 per pagare la prestazione. Le rispondo: “Sei matta? Il CUP è peggio dell’inferno, ti ci vado io appena posso.”
Arrivo alle 11.15 e la situazione è quella in foto, con tanto di cartello, lì da giorni (settimane?), che per problemi tecnici scoraggia e invita a tornare prossimamente. Prendo il mio biglietto, circa 200 numeri davanti a me.
Incontro due amiche. La prima, con precedenza per patologia, mi dice che ha preso anche il biglietto senza precedenza perché addirittura a volte fa prima con quello. La seconda, con precedenza anche lei ma per gravidanza, ha preso anche lei entrambi i biglietti e sullo sportello riservato ha 100 numeri davanti. Mi chiedo allora che precedenza sia, la loro, se sono costrette ad aspettare come me così a lungo…
Parliamo, infine, dell’attesa. Sala interna piena, e malsana. Più persone dei posti a sedere, anziani, persone con le stampelle, mamme con neonati, tutti stipati perché “è più fresco e devono leggere il tabellone”. Spazio esterno sotto una tenda (per non perdere l’abitudine dal 2009) con 5 posti a sedere che non si sa a chi cedere prima. Da sentirsi male. E se ti senti male…Per carità. Due settimane fa ho fatto un’ora di fila AL TRIAGE (Nota Bene, non per essere visitata al PS ma al triage cioè dove si dice quello che hai e ti assegnano un codice) per poi entrare due volte ed uscire contestualmente perché era arrivata un’urgenza. Due medici in tutto ok pronto soccorso, un’infermiera tanto gentile mi ha detto che quel giorno si era anche inceppato il sistema informato quindi doveva per ogni paziente compilare due schede a mano. Ho rinunciato, sono andata via.
Questa è, signore e signori, la sanità pubblica della nostra città, della nostra provincia e della nostra regione. Chi non ha i soldi per fare ogni cosa privatamente muore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *