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A SULMONA PREVALE IL “NO” SULLA CITTADINANZA, MA NIENTE QUORUM. SÌ CONVINTI SUI TEMI DEL LAVORO

Mentre il quorum si allontana e i dati definitivi tardano ad arrivare, le urne di Sulmona restituiscono un quadro già piuttosto chiaro delle opinioni locali su uno dei temi più delicati: la cittadinanza agli stranieri. Con 20 sezioni scrutinate su 25, nel capoluogo peligno il “No” alla proposta di ridurre da 10 a 5 anni i tempi per ottenere la cittadinanza italiana ha superato la media nazionale, attestandosi al 37,99%. Un dato che, pur in un contesto di scarsa affluenza, invita a riflettere sulla percezione dell’integrazione in città.

A recarsi alle urne sono stati in 1.566 sulmonesi, una partecipazione che non ha permesso di raggiungere il quorum (29,99% contro una media nazionale di poco superiore al 30%). Tuttavia, la posizione espressa sul quesito della cittadinanza assume un valore simbolico, considerando che Sulmona ospita 1.216 residenti stranieri (dato 2023), pari a circa il 5% della popolazione.

La comunità più numerosa è quella rumena, con 481 persone, seguita dagli albanesi (143), ben radicati sul territorio fin dagli anni Novanta. Presenti anche cittadini ucraini (63), arrivati in seguito allo scoppio della guerra nel 2021, nord macedoni (53) e venezuelani (47). Più contenuta la presenza africana, con 32 egiziani (2,63%) e 24 marocchini (2%).

Sul fronte dei quesiti legati al mondo del lavoro, invece, Sulmona si distingue per un sostegno ancora più marcato rispetto al resto d’Italia. Il “Sì” al reintegro in caso di licenziamento illegittimo ha ottenuto il 90,96%, ben sopra l’88,87% nazionale. Percentuali elevate anche per i quesiti su indennità e contratti a termine, con rispettivamente l’89,09% e l’89,89% di consensi (contro l’87,47% e l’88,91% su scala nazionale). Il distacco più netto si registra sul tema della responsabilità per gli infortuni sul lavoro: a Sulmona ha votato “Sì” l’88,42%, rispetto all’87,20% nazionale.

La tornata referendaria, naufragata per la scarsa affluenza, restituisce dunque un quadro complesso: un’opinione pubblica attenta e sensibile ai diritti dei lavoratori, ma più cauta sul fronte dell’inclusione cittadinanza. Un messaggio che merita di essere ascoltato, al di là delle soglie di validità formale.

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