
BUGNARA, TRAGEDIA SUI BINARI: DISPOSTA L’AUTOPSIA SUL CORPO DI GIANNI VITO. LA PROCURA VUOLE FARE PIENA LUCE
SULMONA – La Procura della Repubblica di Sulmona non lascia spazio ai dubbi e va fino in fondo per chiarire ogni aspetto della tragedia che ha sconvolto l’intero Centro Abruzzo. Il sostituto procuratore Stefano Iafolla ha disposto l’autopsia sul corpo di Gianni Di Vito, il 17enne morto in circostanze drammatiche alla stazione di Bugnara, lungo la tratta ferroviaria Roma-Sulmona.

Un gesto estremo, riferisce il macchinista del convoglio coinvolto, partito da Roma Termini e diretto verso Sulmona. “Si è lanciato dal muretto ed è finito sui binari. Impossibile evitarlo” – ha dichiarato l’uomo, considerato il super testimone dell’accaduto. Una testimonianza ritenuta attendibile, ma che non basta da sola a chiudere il cerchio.
I carabinieri della Compagnia di Sulmona, guidati dal maggiore Toni Di Giosia, stanno infatti raccogliendo altre deposizioni: amici, parenti, eventuali presenti. La procura ha inoltre disposto il sequestro del treno, che verrà sottoposto ad approfonditi accertamenti tecnici. Ogni dettaglio deve essere verificato, ogni possibilità vagliata.
Secondo la prima ricognizione cadaverica, eseguita dal medico legale Cristina Di Mascio, il giovane sarebbe deceduto per un violento trauma toracico addominale. Il corpo è rimasto incastrato sotto al convoglio per oltre mezz’ora, dopo essere stato trascinato per circa sei metri. Nonostante l’immediato intervento dei vigili del fuoco e dei soccorritori, ogni tentativo di salvarlo si è rivelato vano. Quando Gianni è stato finalmente estratto, per lui non c’era ormai più nulla da fare.
Restano i perché, pesanti come macigni. Gianni frequentava il terzo anno del Liceo economico-sociale. Era un ragazzo seguito da un insegnante di sostegno, ma a scuola andava bene. Partecipava, studiava, aveva amici. Solo pochi giorni fa una gita in montagna con i compagni, un momento di svago che nulla lasciava presagire. Nessun segnale di disagio, nessun campanello d’allarme, almeno secondo quanto riferito dai familiari.
E proprio questa apparente normalità rende la tragedia ancora più difficile da comprendere. La comunità si interroga, si stringe nel dolore. Sui social si moltiplicano i messaggi di cordoglio, l’incredulità, l’affetto. Tra i tanti, le parole commosse della sua docente di lettere:
“Eravamo fuori scuola a darci le buone vacanze estive. Oggi è tragedia, una tragedia per tutti noi che ti abbiamo voluto bene e ci chiediamo il perché. Perché caro Gianni, cosa è accaduto, tutti noi siamo increduli e non abbiamo parole.”
Il compito adesso spetta agli inquirenti: ricostruire, capire, dare risposte. Perché dietro ogni tragedia ci sono sempre delle domande che non possono restare sospese.
