
L’ACQUA GLI ALBERI E IL TEMPO SCADUTO DELLA TRASPARENZA
di Claudio Lattanzio – C’è un tempo per tutto. Un tempo per amministrare, un tempo per rispondere, un tempo per correggere. Ma quando il tempo della trasparenza viene sistematicamente ignorato, resta solo il tempo della sfiducia. È quanto accade da mesi nel Comune di Prezza, dove una semplice richiesta di accesso civico su costi e gestione dell’acqua pubblica ha incontrato un silenzio lungo quasi cinque mesi. Un silenzio che parla.
Il 7 aprile scorso, il Difensore civico regionale ha accolto il ricorso dell’associazione Casa di Vetro, riconoscendo che i dati richiesti – relativi a un bene pubblico essenziale come l’acqua – rispondono a un evidente interesse collettivo. Il garante civico ha richiamato il Comune al rispetto della legge e della buona amministrazione. Risultato? Ancora silenzio. Nessun documento, nessuna risposta, nessun segnale. Solo ora, dopo 148 giorni e un intervento pubblico, arriva una dichiarazione della sindaca Scoccia che parla di “disguido” e “dimenticanza”.
No. Non è un disguido. Non è una dimenticanza. È una precisa scelta amministrativa quella di ignorare una richiesta legittima, confermata da un’autorità pubblica. Ed è una scelta ancora più grave se arriva da chi guida un’istituzione democratica e ha giurato fedeltà alla Costituzione.
E non è l’unico caso. Anche sul fronte del verde pubblico, la risposta istituzionale è stata evasiva: nessun parere tecnico acquisito, nessuna pubblicazione degli atti, solo un’ordinanza generica a giustificare l’abbattimento di una dozzina di grandi alberi. In un’epoca in cui la cura del territorio è una responsabilità ambientale e culturale, tagliare senza spiegare è un atto di miopia istituzionale, prima ancora che amministrativa.
Ora il Comune rivendica “piena regolarità” e lamenta la mancata pubblicazione di un comunicato. È un diritto, quello di replica, che ogni testata seria riconosce. Ma non si può chiedere spazio pubblico quando si nega l’accesso ai documenti pubblici. Il diritto di replica non può essere l’alibi per evitare il dovere della trasparenza.
Questo non è solo un caso locale. È un campanello d’allarme su come talvolta la forma venga usata per svuotare la sostanza della democrazia. Perché non esiste buona amministrazione senza rispondere delle proprie azioni e decisioni. Non esiste comunità matura senza trasparenza. Non esiste sindaco – né maggioranza – che possa ritenersi al di sopra delle regole basilari di accesso all’informazione.
La piscina comunale sarà presto inaugurata. Ma nel frattempo si è aperta una crepa ben più profonda: quella tra istituzioni che parlano di trasparenza e cittadini che da mesi aspettano i fatti. A questo punto, non serve più una lettera al direttore. Serve una risposta alla cittadinanza.
AL PEGGIO NON C’E MAI FINE PER CHI E’ CAUSA DEI SUOI MALI
Il peggio deve ancora venire. Siamo solo agli inizi.