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FEMMINICIDI: QUESTI I DATI UFFICIALI DEL 2024 E UNA ILLUMINANTE RIFLESSIONE SOCIO-PSICOLOGICA

L’AQUILA – Nel 2024 in Italia sono stati registrati 314 omicidi. Di questi, 111 avevano come vittime delle donne. Di queste, 96 sono state uccise in ambito familiare o affettivo. E 59 di loro sono state uccise da un partner o un ex partner.
Tutte (il 100%) da uomini.
Nel 2024, secondo i dati del Ministero dell’Interno, nessun uomo è stato ucciso da una donna in un contesto di relazione affettiva stabile o conclusa.
Questo non è equilibrio. Non è reciprocità.
È un dato che parla da solo. Per questo il femminicidio è un dato statistico e non, come qualcuno sostiene, “argomento per fare propaganda”.
Il femminicidio non è un raptus, non è la follia del momento. È la punta dell’iceberg di una cultura che normalizza il possesso, la gelosia, il dominio maschile sul corpo e sulla vita delle donne.
Chi uccide spesso non è uno sconosciuto. È un uomo che non accetta la libertà della donna che dice “basta”. Che non regge l’idea di perdere potere. Che confonde l’amore con il controllo.
E quasi sempre ha imparato, fin da piccolo, che i sentimenti si tengono dentro, che un vero uomo non chiede aiuto, che l’aggressività è virilità, che la donna deve “stare al suo posto”.
Per questo, se vogliamo davvero parlare di prevenzione, dobbiamo partire da casa.
Da come cresciamo i nostri figli e le nostre figlie.
Da cosa insegniamo, ogni giorno, con le parole ma soprattutto con gli sguardi, i silenzi, le battute “che non fanno male a nessuno”.
Ai bambini dobbiamo insegnare che le emozioni si possono dire, che chiedere aiuto è forza, che nessuno ha il diritto di controllare qualcun altro.
Alle bambine dobbiamo dire che possono dire no, che l’amore non fa male, che non devono compiacere per sentirsi amate.
Questo vale per ambo i generi, ma è importante non ignorare il bias culturale che fa sì che ci siano 59 donne uccise da 59 uomini e non viceversa.
Educare alla parità non è un’opzione. È l’unica alternativa possibile se vogliamo fermare la violenza alla radice.
Non è una battaglia delle donne. È una responsabilità collettiva.
E comincia da ciascuno di noi.
Fonti:
• Ministero dell’Interno – Report Omicidi volontari al 31/12/2024
• ISTAT – Vittime di omicidio 2024
• WHO – Understanding and addressing violence against women
• Fountoulakis et al. (2020) – Feminicide: Psychosocial and Psychiatric Perspectives, IJERPH
• De Stefano, B. – I femminicidi che hanno sconvolto l’Italia

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