
PULIZIE MARELLI, BUSTE PAGA DA FAME E INCERTEZZE QUOTIDIANE: I LAVORATORI RESTANO SENZA RISPOSTE
Vivere con 150 euro al mese. A volte 200, quando va bene. Chi arriva a 300 si sente un privilegiato. È questo il dramma quotidiano che affrontano i 24 lavoratori della ditta Albasan, impegnati nel servizio di pulizie dello stabilimento Marelli di Sulmona. La vertenza che li riguarda resta in stallo: l’incontro previsto per ieri con l’azienda è saltato per indisponibilità della controparte ed è stato rinviato a data da destinarsi.
Da mesi, i dipendenti combattono con contratti a chiamata, buste paga sempre più leggere e una cassa integrazione che, invece di offrire sollievo, aggrava la precarietà: quella che doveva essere al 50% è salita al 70%, ma resta ancora da liquidare da parte dell’Inps. Una condizione che ha radici nella fine dell’appalto con la Key Service, sostituita dalla ditta di Cassino che ha subito imposto tagli e aumentato il ricorso agli ammortizzatori sociali.
«Siamo fermi da tempo, senza nessuna prospettiva concreta», denunciano i lavoratori, che già a febbraio avevano incrociato le braccia per chiedere garanzie occupazionali. «La situazione non è cambiata e le nostre famiglie fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese».
A peggiorare ulteriormente il quadro, il calo della produzione in fabbrica dovuto alla sospensione dei turni di notte da parte della Marelli, legata al rallentamento dello stabilimento ex Sevel di Atessa. Da quasi un anno, questo ha ridotto le ore di lavoro anche per chi, come gli addetti alle pulizie, opera nei servizi collegati.
La Cgil segue da vicino la vertenza e avverte che la pazienza ha un limite. «Attendiamo il prossimo incontro con l’azienda per fare il punto, ma se non ci saranno risposte concrete siamo pronti a nuove azioni di protesta», afferma Andrea Frasca, sindacalista della Cgil.
Nel frattempo, Marelli ha scelto di sfilarsi dal tavolo delle trattative, lasciando i lavoratori nel limbo di un futuro senza certezze.