
IL GUERRIERO DI CAPESTRANO TRA DUBBI E SILENZI; SI COMPLICA IL CASO SULL’AUTENTICITÀ, UDIENZA DECISIVA IL 20 GIUGNO
Un nuovo capitolo si apre nella controversa vicenda del Guerriero di Capestrano, la celebre statua italica conservata nel Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo, al centro di un’intricata battaglia giudiziaria e scientifica che ne mette in discussione l’autenticità. Con un comunicato diffuso nelle scorse ore, il regista Alessio Consorte – autore del documentario-inchiesta “Il Guerriero mi pare strano” – annuncia un clamoroso sviluppo: è stata formalmente richiesta la sostituzione del Commissario ad Acta, Prof.ssa Valeria Acconcia, nominata dal Rettore dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti per dare esecuzione a una sentenza del TAR Pescara.
La sentenza n. 60/2025 imponeva al Ministero della Cultura la consegna al regista dei risultati delle analisi chimiche effettuate con metodo XRF sul Guerriero, su un torso femminile e su alcune stele italiche. Tuttavia, a oltre un mese dalla scadenza dei termini (5 aprile 2025), la documentazione non è ancora stata trasmessa.
Il ruolo contestato del Commissario Acconcia
A complicare il quadro, la Prof.ssa Acconcia ha avviato la sua attività quando i termini erano già scaduti, e ha subito scritto – in data 9 aprile – alla Soprintendenza di Chieti e Pescara e alla Direzione Regionale Musei Abruzzo, chiedendo il nome del Responsabile del Procedimento per poter acquisire i file delle analisi XRF. Ma la richiesta è stata definita “incomprensibile” e, secondo l’Avv. Luca Presutti del Foro di Sulmona, legale di Consorte, «dimostra che il Commissario non ha compreso il proprio ruolo, che è quello di sostituirsi all’amministrazione inadempiente, non di darle ulteriore tempo per adempiere».
In parallelo, la Prof.ssa Acconcia ha scritto anche alla società Assing Italia, coinvolta nel 2005 nell’attività tecnica insieme al CNR, per ottenere i file originali delle analisi. L’azienda ha risposto per voce del Dott. Andrea Bianco, precisando che Assing ha agito come partner tecnico del CNR, non della Soprintendenza, e ha fornito nuovamente i file XRF, già noti e già inclusi nel documentario di Consorte. Nessuna nuova documentazione, dunque.
Il nodo mai sciolto: dove sono i dati originali?
«Centinaia di persone mi chiedono notizie circa i documenti scientifici in possesso del Ministero», denuncia Consorte. «Ad oggi, gli unici dati scientifici disponibili sollevano seri dubbi sull’autenticità del Guerriero». L’elenco degli indizi è lungo e inquietante: presenza di metalli anomali (scandio, rubidio, titanio, rame), alterazioni dello stronzio, assenza di elementi atmosferici, tracce di pittura moderna nei punti di rottura, oltre alla famosa lettera del gesuita Antonio Ferrua, che nel 1934 parlava apertamente di “truffa”.
Secondo Consorte, si fa sempre più strada una tesi scioccante: il Guerriero di Capestrano sarebbe un falso risalente all’epoca fascista, ideato per rafforzare la narrazione di un’antica e gloriosa identità italica.
Verso l’udienza decisiva del 20 giugno
Ora la palla torna al TAR di Pescara, che il prossimo 20 giugno 2025 si pronuncerà sulla richiesta di sostituzione del Commissario ad Acta e valuterà eventuali misure coercitive per garantire l’esecuzione della sentenza. In ballo c’è molto più dell’accesso a documenti: c’è la credibilità delle istituzioni culturali, c’è il diritto alla trasparenza scientifica, e forse anche la verità su uno dei simboli archeologici più iconici d’Italia.
Il Guerriero, come il suo mistero, continua a restare immobile. Ma attorno a lui la battaglia si fa sempre più accesa.