Dalla regioneHome

SANITÀ TERRITORIALE AL COLLASSO: L’ALLARME DELLA FIMMG ABRUZZO

PESCARA, 28 maggio 2025 – “Un sistema al collasso, condizioni di lavoro non più tollerabili, e il rischio concreto che le aree interne restino senza medici”. La denuncia è durissima e arriva dal direttivo regionale della FIMMG Abruzzo (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), che oggi a Pescara ha lanciato un allarme chiaro e circostanziato: la sanità territoriale abruzzese è al limite, e la responsabilità, secondo il sindacato, è da attribuire a un’inerzia istituzionale che si protrae da anni.

Durante una conferenza stampa convocata per fare il punto sulla crisi del sistema sanitario locale, i vertici della FIMMG – con in prima fila il segretario regionale Mauro Petrucci, affiancato dai rappresentanti provinciali di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo – hanno espresso grande preoccupazione per la situazione di bilancio della sanità regionale e per la “sostanziale indifferenza” con cui la Regione affronta temi cruciali legati all’assistenza territoriale.

Contratti fermi da quasi vent’anni

Il nodo centrale riguarda il mancato rinnovo degli accordi decentrati, fermi al 2006. “Nonostante l’accordo nazionale sia stato rinnovato nel 2022 – ha spiegato la FIMMG – a livello regionale nulla si è mosso. Il tavolo di trattativa, aperto solo nel marzo 2023, non ha prodotto alcun risultato concreto”. Questo stallo ha avuto conseguenze pesanti: le nuove forme di assistenza territoriale previste nel contratto nazionale – come le Case della Salute o le Aggregazioni Funzionali Territoriali – non sono mai state attivate in Abruzzo.

In parallelo, le Asl – denuncia ancora la FIMMG – stanno rivedendo unilateralmente e al ribasso gli accordi aziendali precedenti, impoverendo ulteriormente il sistema. Il risultato? Un colpo durissimo alle aree interne, già fragili per carenza di personale e risorse.

Medici in fuga e territori scoperti

Il segretario Petrucci ha tracciato un quadro allarmante: “I medici più esperti anticipano la pensione, mentre i giovani scelgono altre strade. L’assistenza territoriale rischia il tracollo, e a pagarne il prezzo saranno soprattutto i piccoli comuni. Già oggi – ha spiegato – ci sono zone senza medici di base. Chi resta è costretto a coprire più territori, con spostamenti continui, disagi logistici e costi non riconosciuti.”

⚖️ Indennità da restituire e digitalizzazione in stallo

Non mancano i paradossi burocratici: i medici potrebbero dover restituire decine di migliaia di euro percepiti come indennità di rischio tra il 2006 e il 2017, nonostante sentenze e mediazioni. Una situazione analoga interessa anche i medici del 118, che hanno subito la sospensione dell’indennità per via dei ritardi nell’accordo stralcio.

A tutto questo si aggiunge una digitalizzazione lenta, disorganica e inefficace: “I sistemi informatici non dialogano tra loro, la telemedicina è ancora senza standard regionali – ha detto Petrucci – e il carico burocratico aumenta a dismisura. Di fronte a queste difficoltà, molti cittadini rinunciano a curarsi, o addirittura a scegliere un medico di base. Un circolo vizioso che svuota di risorse la medicina generale, drenandole verso il deficit ospedaliero”.

Inversione pericolosa dei fondi: il territorio dimenticato

Uno dei passaggi più duri del comunicato FIMMG riguarda la gestione dei fondi sanitari: “La distribuzione delle risorse dovrebbe prevedere un 52% per il territorio e un 48% per gli ospedali. In Abruzzo – ha denunciato Petrucci – succede esattamente il contrario. La medicina generale non è valorizzata, viene trattata come un semplice strumento per le prescrizioni, anziché come un presidio fondamentale di salute pubblica”.

✉️ Una lettera ai cittadini

Per uscire dal silenzio, la FIMMG annuncia un’iniziativa senza precedenti: nei prossimi giorni, i medici di famiglia abruzzesi scriveranno una lettera aperta ai cittadini, per spiegare “in modo diretto e trasparente” quali sono i veri problemi della sanità di prossimità, e perché il sistema rischia di non essere più in grado di rispondere ai bisogni delle persone.

“Siamo arrivati a un punto di non ritorno. La Regione ha il dovere di intervenire, subito. La salute non può più aspettare” – è stato il messaggio finale lanciato dal sindacato.

In sintesi:

  • Contratti aziendali fermi da quasi 20 anni.
  • Nessuna attuazione dei nuovi modelli di medicina territoriale.
  • Aree interne senza medici e carichi di lavoro insostenibili.
  • Rischio restituzione di indennità e sospensione dei pagamenti.
  • Digitalizzazione lenta e burocrazia in crescita.
  • Fondi dirottati dagli ambulatori agli ospedali.
  • Una lettera aperta ai cittadini in arrivo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *