
SULMONA COME UNA PASTARELLA DELLA DOMENICA
di Massimo Di Paolo – Finito il momento delle scienze della psiche, con cui si sono tratteggiati i candidati sindaci fino a ieri l’altro e terminato l’incedere dei cartomanti che hanno tessuto previsioni tra l’azzardo e il paranormale; oggi è iniziato il tempo dei numeri e degli analisti che incominciano ad interrogarsi sui significati dei risultati elettorali a Sulmona. Sostanzialmente non si parla più del “chi sono” ma del cosa sapranno fare. Le “sfere personali” tramontano fortunatamente, lasciando spazio alla dimensione dello stato di diritto a garanzia della natura impersonale dell’esercizio di governo che il Sindaco, la Giunta e il Consiglio comunale, devono garantire a tutela dei principi democratici, e della cittadinanza tutta. Montaigne scriveva che era necessario governare la propria volontà senza confondere quello che si “deve fare” con quello che si è. Certo, un governo di centro destra moderno, non dovrebbe aver bisogno di dare ultimatum, somministrare sentenze e usare la boria cantata per “Sulmona liberata”. La Città aspetta altro, rendendo tutti responsabili dinanzi a parole date, impegni presi, giuramenti gridati. Un trionfo quello delle liste di centro destra e un successo straordinario quello del Sindaco Luca Tirabassi. La sintesi del programma una “concretezza disciplinata”. Il metodo non è piaciuto ma gli effetti hanno addolcito i disappunti. Certo è, che ora o mai più un nuovo ruolo per Sulmona sullo scacchiere regionale. La spinta appare eccezionale con tre Consiglieri regionali locali, un Governo forte a capo della città con gli stessi colori di quello abruzzese. Avrà tutto questo un senso come promesso? Avrà un riconoscimento? La mistura tra partiti ortodossi e un civismo di potere cosa potrà apportare? Come si armonizzeranno sensibilità diverse, precedenze e operatività tra Moderati, Consevatori, Civici e che fine faranno quelle affaticate e rare spinte progressiste che sopravvivono in poche Scuole, Associazioni, gruppi culturali, intellettuali di tendenza e gruppi di auto aiuto a Sulmona? Oggi non è dato di saperlo. Governanti si diventa, le scelte si fanno sul campo, le potenzialità del territorio si conoscono: ora è il tempo dei progetti, delle azioni, delle procedure amministrative in grado, per tempi certi, di attuare le visioni. La mistura consegnataci dalle cabine elettorali è forte e vale la pena ricordare, ancora una volta, la riflessione di Rita Borsellino che diceva: “Il nodo della collusione politica va sciolto una volta per sempre. I partiti hanno il dovere di essere al di sopra dei sospetti. Devono -dare l’esempio- Chi rappresenta il popolo non può permettersi di suscitare il minimo dubbio sulla propria condotta morale”. Da questo ci piacerebbe che partisse il primo e nuovo Consiglio comunale a Sulmona. Il Sindaco Tirabassi, svuotato di quella tensione che caratterizza l’agone elettorale, nelle sue prime dichiarazioni è apparso ponderato, molto più autentico nel confermare impegni, condivisione e rappresentanza per tutti. Coerenza, principi e propositi condivisibili: che siano opportunità di cambiamento per tutti.
Cosa rimane del resto: innanzitutto la verità che in politica gli errori si pagano e si pagano a caro prezzo. La compagine di centro-sinistra non poteva pensare che il recente passato e le modalità di gestione espresse nell’ultimo governo “Di Piero” non avessero lasciato traccia. E poche sono state le tracce lasciate da diversi gruppi politici di area, sciolti come neve al sole. Un PD debolissimo che dovrebbe sentire il dovere e l’impegno di aprire un confronto duro, profondo, aperto, in grado di rompere i piedistalli e l’incapacità storica di integrare le differenze. Angelo Figorilli come Aiace, un eroe solo. Ha fatto quello che gli si chiedeva e che nessuno poteva fare meglio di lui: ri-aggregare, ridisegnare un “sogno” per la città. Ventilare aria nuova. Molti sapevano che non sarebbe stato sufficiente ma ne è valsa la pena. Una sinistra scissa quella che si è presentata con un’attenzione monca verso molti temi di sinistra a cui non si è stati capaci di dare voce. È mancata quella sobrietà dello stato nascente sostituita da forme elitarie che si sono respirate fin da troppo tempo a Sulmona; che hanno rifiutato le mani sporche, gli istituti professionali, le case popolari, le corsie, gli ingressi delle fabbriche. Un “popolo” fuggito, migrato, che ha votato altrove, che non ha trovato per anni il nesso tra sogni e bisogni. Occorrerà ricominciare. Con il coraggio di far passare sulle macerie un caterpillar per fare profonda pulizia del vecchiume accumulato nel tempo.
Ultima nota: lo svuotamento delle liste di Catia Puglielli. Il terzo polo tradito. Operazione brutta e sporca: il marchio nero di questa campagna elettorale. Chi e come avrà preso i trenta denari lo si saprà.
Caro Massimo
Sempre lucido e nitido. Bello lo stile, chi “sa” la nostra città dal di dentro comprende anche i non detti…ben sottintesi.
Chi non sa Sulmona vi legge ancora alternative illusorie tra gli scesi in campo che francamente… chi le conosce le evita