
LETTERA DELLA CALUNNIA ALLA VERITA’: QUANNO NE COJE CCHIU’ LA MMIDIA CHE LA RANOLA
L’AQUILA – Odiata Verità, ricordi l’aria? Sono un venticello che si insinua e corre veloce come il vento. Mentre tu, odiata Verità, sei lenta come una lumaca, macchinosamente argomenti le tue ragioni e i fatti. E prima di arrivare alla meta, sei bell’e spacciata. Io già l’ho raggiunta da un pezzo. Ti odio, Verità, perché cavalchi la coscienza e il cuore, ti servi della ragione, e il tuo cervello è aperto e sano. Io non posso fare altro che essere quel che sono. La mia bruttezza è nota, la mia mente non sopporta confronto, la mia bile produce sempre il siero della cattiveria e i miei occhi sono sempre torvi. Non è colpa mia, ma tua, se mi sento così. E mi vedo costretta a reagire. Al tuo cospetto a volte vorrei sparire, poi l’invidia che mi alimenta mi ordina di colpirti. Mi suggerisce cosa dire, cosa inventare, come fare per farti del male. Ed ecco che puntualmente scrivo lettere anonime riempiendole di cattiveria pura, di bugie, di invenzioni. E le propago insieme ai miei alleati naturali: l’ira, l’accidia, il livore, l’ignavia, la disonestà, la spregiudicatezza, l’indifferenza, l’anaffettività, l’ingordigia, l’egoismo e soprattutto l’invidia. Sì, l’invidia per il bello, il gioioso, il fare, la cultura, la conoscenza, l’amore, la sensualità, la bellezza in quanto tale. Ecco, odiata Verità, cosa sono io. Eppure, nonostante tanti miei affanni, ti vedo stagliare maestosa verso il cielo del bene. E più ti elevi, più il mio odio alimenta la voglia di calunniarti e calunniarti di nuovo. Vincerò contro te la mia guerra diabolica? Non lo so. Ciò che è certo, è che fino a quando esisterai tu, io ci sarò. E odio anche questo fatto. Poiché ti debbo la vita.
Gios.