
IL CASO DELLA DISCARICA DI BUSSI FINISCE SUI BANCHI DI SCUOLA: UNA MONTAGNA DI VELENI INCASTONATA TRA DUE PARCHI
L’AQUILA – Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime con forza la propria
indignazione e inquietudine in merito al caso della discarica abusiva di Bussi sul Tirino, uno dei più
gravi crimini ambientali nella storia d’Europa, e denuncia il colpevole ritardo nell’avvio effettivo
delle operazioni di bonifica del Sito di Interesse Nazionale (SIN).
Nel cuore dell’Abruzzo, incastonato tra il Parco del Gran Sasso e quello della Majella, un paradiso
naturale è stato per decenni contaminato da tonnellate di sostanze tossiche, inquinanti cancerogeni e
scarti industriali interrati deliberatamente. Un attentato alla salute pubblica e all’ecosistema,
perpetrato scientificamente per oltre quarant’anni, con piena consapevolezza da parte dei vertici
industriali. Documenti interni parlano chiaro: “Non ci conviene bonificare”.
Questa non è solo una questione ambientale. È una questione di giustizia. Di diritti negati.
I numeri sono agghiaccianti: 500.000 tonnellate di suolo contaminato, 700.000 cittadini esposti ad
acqua potabile inquinata da mercurio, piombo, clorurati. Un’intera valle avvelenata nella
consapevolezza delle autorità competenti e nella totale assenza di trasparenza verso i cittadini.
Come educatori impegnati nella promozione dei Diritti Umani, riteniamo inaccettabile che la salute
e la vita stessa di intere comunità siano state sacrificate sull’altare del profitto, e che, a distanza di
quasi vent’anni dalla scoperta della discarica Tre Monti, la bonifica non sia ancora stata completata.
Il processo penale in corso rappresenta solo un tassello della verità. Ma la giustizia ambientale non
può fermarsi ai tribunali. Deve diventare coscienza civica, memoria collettiva e azione concreta. È
dovere dello Stato, delle istituzioni locali e dell’intera società civile assicurare che la bonifica sia
completata immediatamente secondo standard scientifici, che i responsabili paghino sul piano
giudiziario e che la popolazione sia protetta, informata e coinvolta attraverso monitoraggi continui,
indagini epidemiologiche e strumenti di tutela. Il sito stesso deve essere riconvertito in un luogo di
ricerca e memoria affinché quanto accaduto non venga dimenticato.
In questa prospettiva, il Coordinamento Nazionale Docenti lancia una campagna educativa dal titolo
“#RespiraIlFuturo” rivolta alle scuole, con l’obiettivo di trasformare il caso Bussi in un esempio
vivo di educazione alla cittadinanza attiva. La campagna prevede l’impiego di intelligenza
artificiale e strumenti digitali all’avanguardia per rendere gli studenti protagonisti di percorsi
formativi innovativi: simulazioni in realtà aumentata, chatbot per l’analisi critica e la narrazione
civica, contenuti creati e diffusi sui social media più utilizzati dai giovani per sensibilizzare in modo
autentico e virale. Un’app dedicata guiderà inoltre il lavoro didattico e raccoglierà testimonianze da
ogni scuola partecipante, creando una rete nazionale di consapevolezza ambientale.
In linea con la proposta di Soil Monitoring Law dell’Unione Europea, rivendichiamo un nuovo
paradigma basato sulla resilienza ecologica, la trasparenza pubblica e la prevenzione, affinché ogni
centimetro di suolo inquinato diventi l’inizio di un riscatto culturale e sociale.
Il Coordinamento si impegna a portare il caso di Bussi nelle scuole come esempio emblematico di
violazione dei diritti umani e ambientali, per costruire una generazione consapevole del fatto che
ambiente, salute e verità sono beni comuni non negoziabili.
Chi ha avvelenato le acque della Val Pescara non ha inquinato solo un fiume, ma la fiducia stessa
nei valori costituzionali. E questa fiducia va risanata, come il suolo, con verità e giustizia.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU
Come si studia matematica e religione, bisognerebbe riconoscere che un’ora alla settimana per i giovani a scuola dedicata ad ambiente e futuro “green” ( verde ), farebbe bene a studenti ed insegnanti.
Quello che sta’ succedendo in discariche poco distanti da Bussi, conferma la totale indifferenza e illegalità della situazione ( Sulmona discarica Cogesa e Santa Lucia Marane ) da parte delle autorità e politica.
Se veramente la legge fosse uguale per tutti, queste cose non sarebbero e non continuerebbero a succedere.
È anche chiaro che la maggior parte dei genitori e cittadini vari non si assumono nessuna responsabilità e non vanno a votare, così negando ai giovanissimi un futuro pulito e sano.
È la storia contemporanea a ricordarci cosa si è prodotto a Bussi Officine ma anche a Piano dOrta di Bolognano; senza dimenticare il cementificio del bacino minerario di Scafa.