
ELEZIONI SULMONA: IL RISULTATO DI CATIA PUGLIELLI: ASPETTATIVE CONTRO REALTÀ
L’analisi elettorale del risultato ottenuto da Catia Puglielli e dalle sue liste – che erano date da molti come “sorpresa elettorale” – offre uno spunto interessante per valutare come i pronostici, le alleanze e le eredità politiche non sempre si traducono in consenso reale, soprattutto in una fase in cui l’elettorato sembra muoversi in modo meno prevedibile rispetto al passato.
Catia Puglielli, sostenuta da tre liste – Puglielli Sindaco, La Sulmona che Vogliamo, e Convenzione Democratica – partiva con la narrazione pubblica di essere un’alternativa “nuova”, “civica” e soprattutto “sorprendente”. Tuttavia, il risultato finale ha tradito queste aspettative, posizionandola ben lontana da un risultato competitivo.
Nonostante un impianto civico ampio e una campagna strutturata, i voti raccolti sono risultati insufficienti a scalfire realmente gli equilibri politici esistenti, smentendo così la possibilità che Puglielli potesse rappresentare il vero terzo polo, o comunque un polo alternativo credibile nel panorama politico sulmonese.
Il crollo dell’influenza politica di Bruno Di Masci
Un dato politicamente rilevante emerso da questa tornata è il definitivo tramonto dell’egemonia politica di Bruno Di Masci, figura storica e ingombrante della politica sulmonese. Da trent’anni presente e influente in ogni dinamica elettorale del territorio, Di Masci ha tentato di rientrare nel gioco attraverso il sostegno diretto e indiretto alla coalizione di Puglielli. L’inserimento di candidati a lui vicini (tra cui anche familiari o esponenti della sua vecchia cerchia politica) non è bastato a garantirgli peso o consenso.
Questo voto ha sancito la perdita di ogni peso elettorale residuo di Di Masci, segno di un rinnovamento generazionale, culturale e politico che si è fatto spazio nel tempo, ma che ora ha trovato un chiaro riscontro nei numeri. Il suo nome – un tempo capace di spostare voti e creare aggregazioni – oggi non rappresenta più un valore aggiunto, ma al contrario può essere percepito come un limite.
Le liste: consenso frammentato, candidature deboli
Le tre liste civiche che hanno sostenuto Puglielli hanno mostrato una grande dispersione del consenso. I candidati – pur numerosi – non hanno espresso una capacità significativa di attrazione sul territorio, nemmeno nelle sezioni storicamente più aperte a soluzioni civiche. Nomi come Giovanni Crisante, Giulia Cristofani, Enzo D’Angelo, o altri candidati noti nei contesti locali, non hanno prodotto risultati forti né trainanti.
Ciò segnala una mancanza di radicamento reale nel corpo elettorale, o forse una sovrastima del valore elettorale personale dei singoli candidati. Anche le sezioni storicamente “di rottura” non hanno premiato la proposta Puglielli, che è risultata poco convincente e senza un messaggio elettorale coeso.
Questa elezione ci dice che l’elettorato sulmonese è meno permeabile alle novità annunciate e più attento alle dinamiche pragmatiche o alla forza dei simboli e delle promesse elettorali. Il voto a Catia Puglielli è apparso più un’espressione di nicchia o di dissenso isolato, che non un’opzione reale di governo.
Inoltre, si è visto che non è sufficiente costruire una lista civica ampia per generare una base elettorale forte, nonostante una campagna elettorale condotta sui contenuti e sui progetti.
In definitiva, la candidatura Puglielli si è rivelata un boomerang per chi l’ha promossa come “outsider vincente”. Il risultato elettorale ha detto chiaramente che:
- Il civismo scollegato da una strategia profonda non è vincente;
- Il capitale politico di Di Masci è ormai esaurito;
- Le dinamiche elettorali sulmonesi richiedono più concretezza, e meno costruzioni narrative, perché l’elettorato, quello che ancora va a votare visto che oltre il 40% ha deciso di bocciare la politica preferendo restare a casa, vuole essere rassicurato con promesse di posti di lavoro e progetti che non saranno mai realizzati.
Bellissime condivise e fortemente esplicative le ultime sette righe dell’articolo.