
CONCORSI, ASSUNZIONI E URNE: LA CATTIVA ABITUDINE DELLA POLITICA
È tempo di elezioni e, come da tradizione tutta italiana, puntuali come un orologio svizzero ricompaiono i concorsi pubblici per qualche posto di lavoro. A scatenare sospetti e polemiche non è solo la coincidenza temporale con la campagna elettorale, ma anche la gestione opaca e clientelare che da sempre accompagna queste operazioni.
Se l’ultima tornata elettorale era stata segnata dai concorsi banditi dal Cogesa – la società che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti – oggi tocca alla Saca, l’ente che gestisce il servizio idrico integrato, anch’esso a totale partecipazione pubblica e, di conseguenza, saldamente controllato dalla politica.
I concorsi banditi dalla Saca sono due:
- 5 operai per lavori sulla rete e conduzione degli impianti (tempo pieno, indeterminato);
- 2 addetti alla clientela, sempre a tempo indeterminato.
Entrambi i bandi sono scaduti a ridosso delle elezioni: il 20 maggio scorso. E puntuali, come un treno giapponese, sono ripartite anche le promesse elettorali di intercessione. Decine di giovani – e famiglie intere – sarebbero già state contattate informalmente con la classica promessa che accompagna ogni campagna elettorale: “Un posto si trova”, purché ci si ricordi di restituire il favore in cabina elettorale.
Ma non finisce qui. A far discutere nelle ultime ore è anche un altro concorso, stavolta bandito dalla ASL: in palio 53 posti di lavoro. La graduatoria dei vincitori sarebbe pronta da oltre due settimane, ma – stranamente – non è ancora stata pubblicata. Un ritardo insolito, tanto più che la procedura concorsuale risulta ormai conclusa da tempo. E allora, cosa frena la pubblicazione?
Le voci più informate parlano di un possibile imbarazzo: nella graduatoria finale figurerebbero molti nomi noti, alcuni dei quali candidati nelle liste che stanno gareggiando per il rinnovo del Consiglio comunale di Sulmona. In altre parole, il timore è che la pubblicazione possa trasformarsi in un boomerang mediatico, mostrando in modo plastico l’intreccio tra selezioni pubbliche, interessi privati e campagne elettorali.
Una prassi tanto vecchia quanto dannosa: quella in cui il posto di lavoro viene usato come merce di scambio politico, barattato con promesse, pacche sulle spalle, telefonate riservate e silenzi imbarazzati. E che, alla fine, umilia sia i cittadini onesti che partecipano ai concorsi nella speranza di una vera meritocrazia, sia le istituzioni pubbliche, ridotte a strumenti di propaganda.
Le elezioni sono un momento alto della democrazia. Ma se ogni tornata coincide sistematicamente con bandi, promesse e manovre sottotraccia, allora il sospetto non è più un’ipotesi: è un metodo. Un metodo che va denunciato e superato, perché crea disillusione, disaffezione, e alimenta quel clima di sfiducia che da anni avvelena il rapporto tra cittadini e politica.
… e intanto i miei figli hanno dovuto lasciare l’amata Sulmona per lavorare fuori regione.
Bella roba.
Ma qui le commstioni clientelari non si riescono a trovare.
Certo è che dopo la passata infornata del COGESA (e suoi seguenti strascichi per le mansioni superiori che paga la collettività) , ora con questi “miseri numeri” si è certi che per sistemare tutti i fans ci vorranno millenni, tanto da garantire un roseo futuro politico per migliaia di generazioni a venire.
Auguri a tutti, vincitori d’ufficio e vinti doppiamente canz”onati”!!!
In nome della trasparenza si copia e incolla l’ articolo tale e quale si mette in busta chiusa e si consegna alla procura. All’ esito di entrambi i concorsi si apre in pubblico e si procede a verifica
Sempre la stessa storia , se non è Cogesa e’ Saca. Le partecipate , tra l’altro gestite in modo pedestre dai soliti noti.