
QUANDO LA TRASPARENZA È SOLO REGOLAMENTO
di Claudio Lattanzio – C’è un filo sottile – ma ben visibile – che separa la legittimità dalla trasparenza. Il Comune di Raiano, in risposta alle recenti polemiche sull’assunzione del consigliere regionale Vincenzo D’Incecco, ha deciso di ribadire pubblicamente ciò che, a suo dire, era noto da tempo: tutto è avvenuto secondo le norme.
Lo ha fatto con un comunicato lungo, dettagliato, ma anche sorprendentemente astioso. Un intervento che più che chiarire, sembra voler zittire. Si parla di attacchi strumentali, di polveroni alzati ad arte, di “vecchi che si ripropongono”. Si invoca perfino Dio, come se il dibattito politico fosse diventato eresia.
Ma l’amministrazione dimentica un punto fondamentale: la fiducia dei cittadini si costruisce non solo rispettando le regole, ma anche adottando una comunicazione sobria, trasparente, anticipatrice. Dire oggi che tutto era pubblico da un anno suona come un’alzata di spalle: non è il cittadino che deve scavare negli atti, è l’istituzione che ha il dovere di informare, specie in presenza di nomi noti e ruoli pubblici sensibili.
Nessuno contesta – almeno non finora – l’irregolarità formale dell’assunzione. Il Comune ha seguito un regolamento approvato nel 2022, ha contattato altri enti, ha rispettato le priorità indicate. Ma quando il candidato assunto è un consigliere regionale in carica, la legittimità non basta più: entra in gioco il principio dell’opportunità.
Non si tratta di “dare la caccia alle streghe”, ma di evitare il solito corto circuito tra politica e macchina amministrativa. Perché la percezione – quella cosa intangibile ma potentissima – conta quanto i numeri delle delibere. E questa operazione, per come è stata condotta e soprattutto non comunicata, ha inevitabilmente lasciato spazio a dubbi, sospetti, domande.
Ci si sarebbe aspettati un chiarimento pacato, documentato, rispettoso anche delle critiche. Invece, il Comune ha preferito il registro del livore: chi solleva perplessità viene bollato come pretestuoso, chi chiede conto degli atti è accusato di fare “politica con le illazioni”. Eppure, non c’è nulla di più normale – e sano – che chiedere conto alla pubblica amministrazione.
Che il polverone sia “politico” è possibile. Ma la reazione del Comune lo rende ancora più evidente. E soprattutto, lo legittima.
La vicenda D’Incecco, a questo punto, così come il caso dell’altra esponente della Lega Roberta Salvati, candidata al Comune di Sulmona e passata da centralinista nell’ospedale di Atri assunta nelle categorie protette, a lavorare tramite “comando”, nella segreteria della vicepresidente del consiglio regionale Marianna Scoccia, (Noi Moderati), non è più solo un caso di assunzione, ma un test sul concetto di trasparenza. Perché se la trasparenza è solo un regolamento, allora non è sufficiente. La vera trasparenza si misura nella capacità di comunicare le scelte con tempestività, con chiarezza, con la consapevolezza che la pubblica amministrazione non appartiene a chi la guida pro tempore, ma a chi la sostiene ogni giorno: i cittadini.
Ed è a loro – non agli avversari politici – che il Comune di Raiano avrebbe dovuto rivolgersi per primo.
Ringraziamo il governo del merito