
CELESTINO V: QUANDO LA STORIA AFFONDA LE RADICI NELLA CULTURA DEL PROFETISMO
L’AQUILA – Non di apparenze era farcito il mondo spirituale del Benedettino Pietro Angelerio da Morrone. Vale a dire Papa Celestino V. Il Saio col quale a dorso d’asino dall’eremo del Morrone arrivò all’Aquila per essere incoronato Papa, è custodito nel convento di San Basilio. Le cui fondamenta affondano nel 400 dopo Cristo. Vale a dire quasi un millennio prima che L’Aquila sorgesse con la fatica dei borghi della Valle Aterno, ma sotto la sferza di potenze straniere. Ed eccoci qui, con il grande Ignazio Silone, o con lo scrittore Giovanni Frassanito, a raccontare l’Avventura di un Povero Cristiano. Opera teatrale che L’Aquila non conosce o che, con l’aria che tira, anche se la conoscesse, preferisce ignorarla. La Perdonanza di Celestino, culturalmente, si inserisce nella cultura del profetismo, poiché il Papa Eremita era intriso della “Trilogia della Storia” di Gioacchino da Fiore, che Dante (uno qualsiasi di fronte ai fini conoscitori di oggi), nel Paradiso definisce “di spirito profetico dotato”. Ed è così che Pietro Angelerio, rappresenta l’Età dello Spirito Santo e tutto il testo della “Bolla del Perdono” è intrisa della teologia di Gioacchino. Il Povero Cristiano, era un sant’uomo perseguitato dal potere temporale, incarnato da Bonifazio VIII. Come oggi sono di fatto perseguitati migliaia di poveri cristi in cerca di speranza. Morì nella Rocca di Fumone. Incarcerato proprio per essere un Cristiano fedele al Vangelo. Riposi in pace il nostro Papa Eremita. E riposino in Pace Gioacchino da Fiore, Dante e Silone. Poiché oggi sembra ce ne siano altri a saperne di più.
Giosafat Capulli