
ORSI TRA TRAGEDIA E SPERANZA: ESPOSTO PER I CUCCIOLI ANNEGATI A SCANNO, SALVATA UNA PICCOLA A PIZZONE
Due storie distanti pochi giorni e pochi chilometri, ma legate da un comune denominatore: la fragilità dell’ecosistema appenninico e la necessità urgente di proteggerlo. Da un lato la tragedia di Scanno, dove due orsetti marsicani di un anno e mezzo sono morti annegati in un invaso artificiale; dall’altro la vicenda a lieto fine di Pizzone, con il salvataggio di una cucciola, ribattezzata “Liberata”, destinata a diventare simbolo della battaglia contro il progetto Pizzone II di Enel.
Sulla morte dei due orsi maschi, rinvenuti senza vita nell’acqua stagnante di un vecchio bacino utilizzato per l’innevamento artificiale della stazione sciistica dismessa di Scanno, è stata aperta un’inchiesta dalla Procura della Repubblica di Sulmona. Il fascicolo, al momento contro ignoti, ipotizza il reato di uccisione di animali. Le indagini si concentrano sugli interventi di messa in sicurezza dell’impianto, che, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe privo di protezioni e dotato di pareti in plastica liscia, senza appigli, che avrebbero impedito agli orsi di uscire.
A chiedere chiarezza sono anche diversi cittadini, rappresentati dall’avvocato Michele Pezone, che ha presentato un esposto alla Procura, al Ministero dell’Ambiente e alla Commissione europea. Tra i firmatari figurano esponenti del mondo ambientalista come Augusto De Sanctis del Forum H2O e Massimo Pallegrini. “Stiamo predisponendo anche un secondo esposto con l’associazione Salviamo l’Orso. Chiediamo alle autorità competenti di accertare eventuali anomalie o responsabilità”, dichiara Pezone.
Il sindaco di Scanno, Giovanni Mastrogiovanni, ha effettuato un sopralluogo e si è detto disponibile a collaborare con gli inquirenti, precisando che “non sono mai state ricevute diffide e che la sicurezza per gli umani è sempre stata garantita”.
Una morte drammatica, che ha scosso le coscienze, ma che trova un contraltare di speranza a pochi chilometri di distanza, nel territorio di Pizzone, dove una cucciola d’orso è stata recuperata viva ai margini della SS 158, grazie alla segnalazione di alcuni cittadini e all’intervento tempestivo dei guardaparco del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La piccola, appartenente alla sottospecie dell’orso bruno marsicano – una delle più rare al mondo con soli 60-70 esemplari – si trova ora nel centro di recupero di Pescasseroli, dove sarà svezzata per poi tornare libera in natura, come già avvenuto nel 2015 per l’orsa Morena.
Il Coordinamento No Pizzone II ha proposto di chiamarla “Liberata”, in onore della Santa protettrice del comune di Pizzone. Ma la vicenda, pur avendo un esito positivo, riaccende i riflettori sull’impatto che il progetto Enel Pizzone II potrebbe avere sull’habitat dell’orso marsicano. “La presenza della cucciola nei pressi dell’abitato dimostra la delicatezza e la ricchezza del nostro ecosistema”, sottolineano gli ambientalisti. “Cosa accadrebbe se questo equilibrio venisse sconvolto dal traffico di mezzi pesanti, dal rumore, dalle polveri e dalle opere di cantiere?”
Secondo il Coordinamento, è possibile che la madre dell’orsetta sia fuggita, lasciando la piccola, spaventata da un disturbo umano. “Con un cantiere attivo, episodi simili potrebbero diventare sempre più frequenti, con conseguenze non sempre evitabili per i cuccioli, che dipendono completamente dalla madre”.
Per questo, gli attivisti chiedono non solo lo stop al progetto Pizzone II, ma anche che “Liberata” diventi mascotte della mobilitazione in difesa dell’ambiente. Due storie, una tragica e una a lieto fine, che pongono la stessa domanda: siamo davvero in grado di convivere con la natura rispettandola e proteggendola?