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CANE AZZANNA IL VICINO DI CASA: 50 ENNE DI SULMONA A PROCESSO PER LESIONI PERSONALI COLPOSE

Sulmona, 14 maggio 2025 – Finisce davanti al giudice di pace una vicenda che ha avuto origine nel settembre 2024 in una tranquilla zona residenziale di Sulmona e che si è trasformata in un caso giudiziario. Un uomo di 50 anni, residente in città, è stato citato a giudizio dal sostituto procuratore Stefano Iafolla con l’accusa di lesioni personali colpose, per non aver mantenuto un’adeguata custodia di un cane di grossa taglia che avrebbe aggredito un vicino di casa.

Il protagonista dell’episodio portava al guinzaglio un cane di razza Akita americano, appartenente a un familiare, quando – secondo la ricostruzione dei carabinieri forestali di Sulmona – l’animale si è improvvisamente scagliato contro un 60enne, residente nello stesso quartiere, ferendolo alla mano destra. L’uomo, colto di sorpresa, sarebbe riuscito a liberarsi con difficoltà per poi recarsi al pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona, dove i medici hanno diagnosticato una frattura guaribile inizialmente in 30 giorni, successivamente estesa a 90 giorni di convalescenza. Sette i punti di sutura applicati sul palmo della mano.

«Ho rischiato di perdere una mano – ha raccontato il 60enne ai militari –. Avevo un buon rapporto con quel cane e con la famiglia, non mi aspettavo una reazione del genere».

La procura contesta all’imputato di aver causato le lesioni per colpa, non avendo saputo esercitare una corretta custodia dell’animale, soprattutto considerato il potenziale pericolo derivante dalla mole e dalla forza del cane.

Diversa la versione dell’imputato e del proprietario dell’animale, i quali respingono le accuse. «Il cane non è aggressivo, chiariremo tutto in tribunale – fanno sapere –. Il 60enne si era avvicinato più volte all’animale con atteggiamenti particolari, cercando di accarezzarlo. Non si è trattato di un’aggressione immotivata».

L’udienza è fissata nei prossimi mesi e sarà il giudice di pace a stabilire se vi siano stati comportamenti negligenti tali da configurare un reato. La vicenda riapre il dibattito sulla responsabilità nella gestione degli animali domestici, soprattutto quelli appartenenti a razze potenti e potenzialmente pericolose.

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