Dalla regioneIn Evidenza

STUDIO SUI RISCHI CARDIOVASCOLARI: ALL’UNIVERSITA’ D’ANNUNZIO UNO STUDIO INTERESSANTE

CHIETI – Studio su rischio cardiovascolare e utilizzo di farmaci antireumatici
coordinato dalla professoressa Paola Patrignani della “d’Annunzio”
Gli inibitori delle Janus chinasi (JAK) rappresentano una nuova classe di farmaci antireumatici
utilizzati per trattare l’artrite reumatoide e altre condizioni infiammatorie croniche, di origine
immunitaria. Essi mostrano proprietà immunosoppressive, sono tipicamente ben tollerati e offrono
un sostanziale sollievo dai sintomi, una preservazione articolare e un miglioramento della qualità
della vita per i malati con artrite reumatoide. Tuttavia, l’uso del tofacitinib, un inibitore delle JAK,
si è visto essere associato ad un aumento del rischio cardiovascolare. Alla luce delle
preoccupazioni riguardo alla sicurezza cardiovascolare, l’Agenzia Europea dei Medicinali ha sconsigliato l’uso degli inibitori delle JAK nei pazienti di età superiore ai 65 anni o in quelli con i fattori di rischio cardiovascolare. Il trombossano (TX) A 2 prodotto dalle piastrine svolge azioni di vasocostrizione ed attiva le piastrine, quindi, è coinvolto nella trombosi. Uno studio recentemente
pubblicato sul numero di maggio della prestigiosa rivista “Annals of the Rheumatic Diseases” ha
evidenziato che gli inibitori delle JAK incrementano la produzione di TXA 2 delle piastrine, insieme
a TXA 2 e prostaglandina E 2 dei leucociti. Questi effetti potrebbero contribuire all’aumento del
rischio di effetti avversi cardiovascolari associati all’uso dei JAK inibitori. Lo studio è stato diretto
e coordinato dalla professoressa Paola Patrignani, Ordinario di Farmacologia presso il
Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche dell’Università “Gabriele d’Annunzio”
di Chieti-Pescara, ed ha visto la collaborazione attiva del suo team che opera presso il CAST
dell’Ateneo, della dottoressa Patrizia Di Gregorio dell’Ospedale 2SS. Annunziata” di Chieti e del
gruppo di ricerca del professor Per-Johan Jakobsson del “Karolinska Institute” di Stoccolma
(Svezia).
“È importante notare – spiega la professoressa Paola Patrignani – che l’aspirina normalizzava la
produzione di TXA 2 indotta dal tofacitinib. I risultati implicano che la combinazione di inibitori
delle JAK con aspirina a basse dosi potrebbe mitigare gli effetti collaterali cardiovascolari di
questa importante classe di farmaci antireumatici. Si dovranno effettuare studi clinici
epidemiologici e randomizzati nei pazienti con malattie infiammatorie che necessitano di inibitori
delle JAK per confermare i risultati ottenuti in questo studio. Se il rischio di effetti collaterali
cardiovascolari associati all’uso degli inibitori delle JAK si potesse prevenire con l’uso dosi di
aspirina – conclude la professoressa Patrignani – un numero maggiore di pazienti potrebbero essere
trattati e potrebbero così beneficiare della terapia con gli inibitori delle JAK”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *