
MASSIMO PROSPEROCOCCO: UN PENSIERO PER “PEPE”, IL PRESIDENTE PIU’ POVERO DEL MONDO
di Massimo Prosperococco*
Se n’è andato José “Pepe” Mujica, e con lui si chiude una delle storie più incredibili della politica contemporanea.
Non fu un uomo comune. Fu ribelle, incarcerato per le sue idee, poi leader capace di trasformare ferite in ponti.
Rinunciò al rancore, non cercò palazzi, ma persone. Non bramò potere, ma possibilità.
Quando divenne presidente, portò con sé uno stile diverso: niente orpelli, niente privilegi. Solo scelte coraggiose e visione lucida.
Legalizzò ciò che altrove era tabù, difese ciò che molti non osavano toccare: il diritto a decidere della propria vita, ad amare liberamente, a non essere schiavi delle dipendenze e dell’ipocrisia.
La sua ricchezza era la coerenza. Diceva: “Essere felici non è comprare di più, è vivere con meno e meglio”.
Oggi non perdiamo solo un uomo delle istituzioni, perdiamo una bussola.
Un testimone raro di come si possa governare restando umani.
Addio, Mujica. La tua eredità non muore con te.
Continua a camminare insieme a chi crede ancora che un altro mondo sia possibile.
*Intellettuale aquilano