
ALTO SANGRO SENZA MEDICI SULLE AMBULANZE, IL TERRITORIO ALZA LA VOCE: CHIESTA ASSEMBLEA PUBBLICA
Emergenza nell’emergenza: ambulanze senza medico per tutto maggio
In Alto Sangro il diritto alla salute è diventato un privilegio. Per tutto il mese di maggio, le ambulanze del 118 operano prive della figura del medico a bordo, con la sola presenza dell’autista e di un infermiere. Una condizione inaccettabile per un territorio montano e decentrato che, soprattutto con l’arrivo della stagione turistica, vede moltiplicarsi i rischi legati alla carenza di un servizio sanitario d’urgenza completo ed efficiente.
La risposta dal basso: proposta un’assemblea pubblica
La mobilitazione non si fa attendere. A seguito della richiesta di convocazione della Commissione Sanità a Pescasseroli, avanzata dai consiglieri regionali del Partito Democratico Pierpaolo Pietrucci e Antonio Di Marco, arriva la proposta – ben più diretta – di organizzare un’assemblea pubblica proprio in uno dei comuni dell’Alto Sangro. A firmare l’appello sono il segretario provinciale della CGIL Francesco Marrelli, il rappresentante del Comitato Cittadini e Territorio Ponte del Giovenco Silvano Di Pirro e il referente dell’Osservatorio Sanità Alto Sangro Erminio Colantoni.
L’appello alle istituzioni: “Ora basta, servono risposte”
La richiesta è rivolta ai sindaci del comprensorio, al presidente della Commissione regionale Sanità, all’assessora regionale Nicoletta Verì e al direttore generale della ASL1 Ferdinando Romano. I promotori chiedono un incontro pubblico per affrontare con urgenza le problematiche più gravi, in primo luogo il ripristino del medico sulle ambulanze del 118 e della guardia medica turistica. In caso contrario, non escludono il ricorso allo stato di agitazione e allo sciopero territoriale dell’intera area.
Cinque anni di promesse mancate
“Non è più tollerabile il perdurare di una situazione che da anni penalizza le popolazioni dell’Alto Sangro”, si legge nella nota diffusa dalle organizzazioni. “Da almeno cinque anni, gli amministratori locali, la CGIL e i comitati civici hanno chiesto alla ASL1 di intervenire, senza ottenere risultati concreti”. Una denuncia che chiama in causa la responsabilità politica e gestionale di un’intera filiera istituzionale, incapace di garantire servizi sanitari adeguati nei territori interni.
Sanità pubblica e uguaglianza: un principio calpestato
Il tema non è solo tecnico o organizzativo: è profondamente politico. “La sanità pubblica – prosegue il documento – è un servizio fondamentale e irrinunciabile, indispensabile per la crescita sociale ed economica del territorio. Eppure, proprio in queste aree, i cittadini si vedono costretti a pagare di tasca propria cure private o, peggio, a rinunciarvi del tutto”. Un’ingiustizia che colpisce in maniera ancora più feroce chi vive nelle zone montane, dove le distanze dai presidi ospedalieri sono maggiori e l’accesso ai servizi è reso più difficile dalla carenza di mezzi pubblici e collegamenti.
Una sanità che costa sempre di più… ma funziona sempre meno
Paradossalmente, mentre i servizi calano, la spesa sanitaria aumenta. Un sistema inefficiente, burocratico e disorganizzato che scarica sui cittadini i disservizi e i costi. “Il rischio – denunciano i promotori – è che senza un piano immediato e strutturale, l’intero Alto Sangro resti senza copertura sanitaria adeguata proprio durante l’estate, quando il flusso di turisti cresce e con esso la probabilità di incidenti o situazioni d’emergenza”.
Lo spettro dello spopolamento: “Così si uccidono le aree interne”
La crisi sanitaria si intreccia a un problema ancor più ampio: lo spopolamento. “Servizi che non funzionano spingono le persone ad andarsene”, spiegano. “E chi resta, spesso anziani o famiglie con bambini, vive in un contesto sempre più fragile e marginalizzato”. Una spirale negativa che può essere spezzata solo con scelte politiche coraggiose e un nuovo modello di sanità che metta al centro i bisogni delle comunità.
Il precedente: la manifestazione di aprile a Pescasseroli
La tensione, in realtà, covava da tempo. Già lo scorso 11 aprile, a Pescasseroli, si è tenuta una partecipata manifestazione contro la “desertificazione dei servizi sanitari” nelle aree interne. Il mese di maggio ha aggravato ulteriormente il quadro, culminando nella decisione di togliere il medico dalle ambulanze del 118: una scelta che ha scatenato l’indignazione della popolazione.
La richiesta finale: “Un sistema sanitario per tutti, ovunque”
“È il momento di agire”, si legge nella conclusione dell’appello. “Bisogna rimettere al centro il diritto alla salute attraverso un sistema sanitario pubblico, universale, egualitario e gratuito, che garantisca a tutti, indipendentemente dal luogo in cui si nasce o si vive, il diritto alle cure”. Il messaggio è chiaro: l’Alto Sangro non vuole più restare indietro. Ora tocca alla politica rispondere.