E pensare che c'era il pensieroHomeIn Evidenza

PRATOLA, PATRIA DEL DIRITTO INFANTILE!

di Luigi Liberatore – Diceva Max Weber, acuto sociologo e filosofo tedesco, che la burocrazia, quella buona, doveva rispondere ad almeno un paio di requisiti essenziali tra i quattro richiesti perché una società potesse “funzionare” per bene: essere razionale rispetto allo scopo e ai valori, essere poi tradizionale e affettiva. Non so perché vado a ficcarmi in questo irto sentiero. Forse sì, e se ci riesco vedo di tradurre il pensiero di Weber con le mie modeste facoltà. Qualche tempo fa, mica tanto, il tribunale civile di Roma che si occupa dei diritti della persona e dell’immigrazione, ha sancito che è pienamente legittima la trascrizione in Italia di una sentenza  di adozione pronunciata all’estero. La sentenza è arrivata dopo che l’ufficiale di stato civile di Pratola Peligna, ergo il sindaco, aveva concesso la cittadinanza ad un minore trascrivendo nei suoi registri il provvedimento di adozione da parte di una zia avvenuto in Tunisia. Il sindaco di Pratola Peligna, Antonella Di Nino, sostenuto dalla preparazione del suo funzionario, Gilda Rosato, ha anticipato insomma il tribunale, il ministero degli Affari esteri e la competente ambasciata che avrebbero dovuto pronunciarsi in tempi ragionevoli. Per completezza di informazione, diciamo che quel bimbo, orfano di madre e dato in adozione alla zia in condizioni di estrema povertà, seguirà il corso educativo e scolastico a Pratola Peligna e probabilmente sarà raggiunto da una sorellina. Siamo a cospetto di una storia umana e giudiziaria che pone al centro di tutto il senso di solidarietà che nasce da Pratola Peligna ma che riafferma il grande cuore italiano. E, per inciso, da un sindaco non di sinistra che guida una città “rossa”. Segno che l’intelligenza non ha colore e che la burocrazia a Pratola è pure “affettuosa”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *