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CAPESTRANO: VIAGGIO IN UNO DEI GIOIELLI DELL’ABRUZZO AQUILANO

L’AQUILA – Capestrano,  abitato da poche centinaia di persone, ma con una storia che affonda le radici in tempi antichissimi. Il paese è noto per il suo castello medievale, per la straordinaria limpidezza del fiume Tirino e soprattutto per un celebre reperto archeologico: il Guerriero di Capestrano.
Questo guerriero, scolpito nel VI secolo a.C., è una statua in pietra alta più di due metri, raffigurante un principe italico, forse un re della popolazione dei Vestini o dei Piceni. Fu ritrovata nel 1934 nei pressi di una necropoli e oggi è custodita nel Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo, ma resta il simbolo più potente dell’identità del borgo.
Origine del nome “Capestrano”.
Il toponimo ha etimo incerto, tuttavia apparentemente ha forma di un prediale (ma il nome è sconosciuto). È però più probabile che sia connesso al latino capestrum ‘corda, capestro’.
Secondo lo storico aquilano Anton Ludovico Antinori, il toponimo di Capestrano deriverebbe da Caput Presanum (‘città a capo di Presciano’) o da caput Tritanum (‘dal sito alla sorgente del Tritano’).
Altre fonti ritengono, invece, che esso derivi da Caput trium amnium (‘città a capo delle tre fonti’), in riferimento alle sorgenti che alimentano il Tirino.
Un’altra teoria, più leggendaria che filologica, vuole che il nome abbia a che fare con la posizione geografica del borgo: “capo dell’altopiano” o “testa del colle”, che rifletterebbe l’effettiva posizione dominante del paese sul paesaggio circostante.
Oggi, passeggiando per le stradine di Capestrano, tra case in pietra, portali medievali e profumi di cucina abruzzese, si ha l’impressione di essere sospesi nel tempo. Il silenzio è rotto solo dal rumore dell’acqua del Tirino o dal rintocco delle campane della chiesa di San Giovanni, dedicata a San Giovanni da Capestrano, frate francescano e condottiero nato proprio qui nel 1386.
«Ed è così che anche un piccolo borgo come Capestrano ci racconta storie di popoli antichi, di guerre, di religione e di cultura. Perché L’Abruzzo aquilano è davvero un museo a cielo aperto… dove ogni pietra ha una storia da raccontare.»

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