
ALLARME SANITÀ NELL’ALTO SANGRO: MEDICI ASSENTI DAL 118, SCATTA LA MOBILITAZIONE
È emergenza sanitaria nell’Alto Sangro. La situazione, già nota da tempo, è tornata al centro dell’attenzione pubblica con la manifestazione di protesta tenutasi ieri mattina per denunciare la progressiva desertificazione dei servizi nelle aree interne, in particolare quelli sanitari. A sottolinearlo sono stati il segretario provinciale della Cgil, Francesco Marrelli, Silvano Di Pirro del comitato “Cittadini e Territorio Ponte del Giovenco” ed Erminio Colantoni dell’Osservatorio Sanità Alto Sangro, che in una nota congiunta hanno espresso forte preoccupazione per lo stato del servizio di emergenza/urgenza 118.
«Nel mese corrente – si legge nella nota – il 118 è rimasto nuovamente sprovvisto del medico a bordo, potendo contare esclusivamente sulla presenza dell’autista e di un infermiere». Una condizione definita «inaccettabile» dai promotori della protesta, che avvertono: «Così si mette a rischio la salute di cittadine e cittadini, alimentando senso di sconcerto e precarietà di vita in una comunità già penalizzata».
Un disagio, sottolineano, che si somma a un paradosso fiscale: «Si assiste all’innalzamento delle tasse a fronte di una continua contrazione dei servizi». Una dinamica che, a detta di Marrelli, Di Pirro e Colantoni, mina alla base la tenuta sociale ed economica dell’intero comprensorio.
Alla manifestazione hanno preso parte anche rappresentanti delle amministrazioni locali, condividendo la richiesta di una «programmazione seria e concreta per il ripristino dei servizi sanitari». Finora, lamentano i promotori, le misure messe in campo sono risultate «temporanee e transitorie», prive di garanzie sulla continuità del servizio, in un territorio che, soprattutto nei periodi di alta affluenza turistica, può arrivare a contare fino a 70.000 presenze.
Da qui l’annuncio: «Continueremo con la mobilitazione, pronti a dichiarare lo stato di agitazione e a ricorrere anche allo sciopero territoriale, per difendere il diritto alla salute e all’accesso alle cure». La protesta non si fermerà, dunque, finché l’Alto Sangro non vedrà riconosciuto quel diritto fondamentale che la Costituzione italiana garantisce a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono.