ASPETTANDO LA FUMATA BIANCA PER IL NUOVO PONTEFICE: PETRICONE E UNA STORIA DEL 236

di Fabiano Petricone
Nell’attesa della fumata bianca voglio raccontarvi una storia. Una storia vera. La racconta Eusebio di Cesarea e io ve la riferisco a parole mie: pare che un tale di nome Fabiano, contadino umile, praticamente un umarell del III secolo (nella foto in un raro selfie custodito dalla National Gallery di Londra) passò a Roma, forse diretto verso il foro olitorio dove c’era il mercato delle sementi e delle verdure. Correva l’anno 236, il giubileo non esisteva e neanche la basilica di San Pietro, Fabiano si aggira stupito dalla grandiosità monumentale di Roma quando si imbatte in un capannello di gente svociante. Il villico curioso si avvicina, da bravo umarell, per impicciarsi e capire cosa stava succedendo. Sente un ciarlare, un po’ in latino corrente, un po’ in dialetti vari e non capisce che quel gruppetto di paleocristiani era lì riunito per scegliere il nuovo papa. A quel punto, vuoi per l’olezzo rassicurante conferitogli dalla sua professione, vuoi per disegni oscuri dell’Universo, una colomba decide che il posto migliore dove posarsi per schiacciare un pisolino sia proprio il capoccione scamuffo del bracciante impiccione. Gli astanti, gente del II secolo, ritengono che il pennuto sia lo Spirito Santo, interpretano il comportamento del volatile come segno del cielo, e pare iniziarono a gridare, all’indirizzo di Fabiano: “Issu, issu, issu est lo novo Papa! Coattalo, coattalo! Obtorci issu lu collo! Nun lo face fuire!!!” e altre frasi del genere, poco intellegibili alle orecchie dell’umarell che attonito, si ritrova circondato da quegli invasati. Così il contadino esperto di vigne e ortaggi, viene invocato e proclamato papa. Gli tolsero le cioce maleodoranti e gli abiti logori, lo rivestirono di color porpora, gli dettero un bastone strano e gli si genuflessero innante. Pare che Fabiano, oramai pontefice, non protestò più di tanto… Botte di fortuna agiografiche.
Beh, buona attesa della fumata bianca.

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