PENSIERI PROFONDI: LA SCRITTRICE AQUILANA PATRIZIA TOCCI PARLA DEI SOGNI

di Patrizia Tocci
Meno male che esistono le praterie sconfinate del sogno, dove in barba a qualsiasi nostra affannata divisione temporale ( ieri oggi o domani) teniamo insieme tutte le nostre vite, e risentiamo con la stessa vividezza le voci, i baci, le carezze; attraversiamo spazi lontanissimi in pochi secondi, incontriamo persone che non “esistono” più, ma è come se li avessimo incontrati ieri. Come nell’Arca c’è tutto: i nostri animali sperduti come noi, le nostre case abitate, un sentiero che risale all’ infanzia, il dialetto e i compiti di latino, l’aoristo di alcuni verbi greci.
Sono felice quando il mio super io mi permette al mattino di ricordare qualche sogno. Forse chi sogniamo si ricorda di noi, e viene a trovarci, perché i fili che ci legano a questo continente sommerso sono invisibili ma tenaci.
In fondo, siamo fatti di sogno. La poesia viene da lì, da quel continente sommerso che trasportiamo – ha un peso leggerissimo- in qualche parte del nostro io; sta nella punta delle dita che digitano parole, sta nella punta della penna stilografica, nella punta morbida della matita Hb8 e fa una carezza dolcissima alla carta ruvida.

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