FALSI INCIDENTI PER RISARCIMENTI MILIONARI: TRA I 120 IMPUTATI UN SULMONESE E UN GIOVANE DI POPOLI
C’è anche Gaetano Petrilli, 62 anni, liquidatore assicurativo di Sulmona, tra i 120 imputati nell’inchiesta della Procura di Chieti sul maxi giro di falsi incidenti stradali messi in scena per ottenere ingenti risarcimenti dalle compagnie assicurative. Un sistema ben oliato e, secondo gli inquirenti, con connotati tipici della criminalità organizzata. Il pubblico ministero Giancarlo Ciani ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati. L’udienza preliminare davanti al giudice Giulia Colangeli è fissata per il prossimo 14 ottobre. In quella sede potranno costituirsi parte civile undici compagnie assicurative e quindici vittime dei reati di falso e sostituzione di persona.
Tra gli imputati figura anche Camillo Cafarelli, 35 anni, di Popoli Terme, coinvolto a vario titolo nell’inchiesta che ha travolto professionisti, faccendieri e soggetti compiacenti.
Petrilli, insieme al medico Pierpaolo Iungano e all’imprenditore Domenico Faraglia, è accusato di essere uno degli «organizzatori e coordinatori delle attività» della banda. Il loro ruolo, secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, era centrale nel mettere in piedi l’intera catena del raggiro: dai finti sinistri, ai falsi referti medici, fino alla presentazione delle pratiche di risarcimento.
Il fulcro dell’organizzazione sarebbe stato l’avvocato Alfonso Zinni, considerato il capo della banda. La scorsa settimana, Zinni ha patteggiato una pena di 4 anni e 2 mesi. Con lui, hanno definito la loro posizione anche altri tre imputati: due avvocati, Massimiliano Ceddia e Fabrizio Masciangelo (2 anni ciascuno, pena sospesa e non menzione), e Ettorino Di Croce, all’epoca dei fatti ausiliario socio-sanitario all’ospedale di Ortona (3 anni e 4 mesi).
L’indagine, condotta dalla squadra mobile e dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, ha ricostruito un sistema che coinvolgeva professionisti, falsi testimoni e persino pazienti compiacenti disposti a farsi male sul serio. Come Luigi Mancini, che – stando alle intercettazioni – si sarebbe fatto colpire con violenza alle ginocchia pur di simulare una frattura. «Cussù si è messo a piangere, guarda che fa male!», diceva Masciangelo in una conversazione captata dagli investigatori.
Secondo la Procura, quando le lesioni reali non erano sufficienti o troppo complicate da provocare, si ricorreva alla falsificazione di esami clinici già esistenti, modificando i dati del paziente. Un passaggio – si legge nell’ordinanza – che evidenzia «il salto di qualità» della banda, pronta a tutto pur di incassare.
Tra gli indagati compaiono anche diversi medici, avvocati, tecnici e intermediari: Pierpaolo Iungano e Gabriella Ottaviano, accusati di redigere certificati falsi; Francesco Ciaramellano, tecnico radiologo, che avrebbe trafugato referti originali per poi falsificarli; Antonio Luca Ruzzi, reclutatore degli attori per i sinistri; Roberto Giuseppe Nicola Leanza, fornitore dei veicoli; Lorenzo Bartolacci, l’hacker incaricato delle alterazioni informatiche; e Veruscka Mulas, che si sostituiva a terzi per fingere lesioni preesistenti.
Nel lungo elenco degli imputati figurano anche Alessandro Di Federico, 53 anni, di Tocco da Casauria, e Marco Di Bartolomeo, 64 anni, di Bolognano.
Difesi da una schiera di legali – tra cui gli avvocati Italo Colaneri, Alessandro Mascitelli, Gianluca Carlone e molti altri – i 120 imputati, tra cui Camillo Cafarelli di Popoli Terme e Gaetano Petrilli di Sulmona, si preparano a un’udienza che potrebbe segnare l’inizio di uno dei più grandi processi per frode assicurativa mai celebrati in Abruzzo.