QUANDO LA NOSTALGIA DIVENTA PROPAGANDA: SULMONA NON MERITA TINTE NERE

di Claudio Lattanzio – A Sulmona la campagna elettorale è appena cominciata, ma già si è accesa su un tema che va ben oltre le liste e i programmi: quello dell’identità. Un’identità che, da parte di alcuni, si vorrebbe ridisegnare con pennellate cupe, nostalgiche, fin troppo riconoscibili.

Non è la prima volta. Già lo scorso anno, in occasione della Giostra Cavalleresca — manifestazione profondamente civica e culturale — era comparso un volantino firmato da Gioventù Nazionale Valle Peligna, gruppo giovanile della destra, che mescolava riferimenti alla “milizia”, invocava “le nostre radici più antiche” e si chiudeva con una citazione fuori contesto di Tolkien, autore troppo spesso piegato a letture ideologiche che lui stesso avrebbe respinto. Il tutto in un impianto grafico che richiamava esplicitamente il ventennio fascista.

Ora, a riaccendere i riflettori e le polemiche, è stato uno striscione esposto da Gioventù Nazionale durante l’inaugurazione della sede elettorale di Luca Tirabassi, candidato del centrodestra. Ancora una volta, simboli, caratteri e retorica che richiamano un passato che Sulmona ha già conosciuto — e superato. Un passato che, oggi, rischia di essere banalizzato in un’estetica nostalgica e inquietante.

Il candidato del centrosinistra Angelo Figorilli non ha usato mezzi termini: “Estremismo pericoloso”, ha detto, definendo quello striscione come un segnale che dovrebbe allarmare anche chi, nel centrodestra, si professa moderato. Ed è proprio da quel fronte che è arrivata una presa di distanza, significativa ma tardiva, da parte della candidata Emanuela Cosentino: “Non ne conoscevo il contenuto e non ne condivido né toni né simboli”.

La risposta è apprezzabile, ma pone un problema più profondo: possiamo ancora fingere che certi simboli siano semplici errori di comunicazione? Possiamo ignorare il fatto che, quando si scelgono caratteri, parole e immagini che evocano il fascismo, lo si fa con piena consapevolezza di ciò che si vuole evocare? In politica nulla è casuale, e questo vale anche per la grafica di uno striscione.

La verità è che a Sulmona , come in tante realtà italiane, ci sono tentativi ricorrenti di riabilitare simboli e linguaggi del passato autoritario, travestendoli da “tradizione”, da “radici”, da “orgoglio nazionale”. Ma l’identità di una città non si costruisce riscrivendo la storia, né trasformando eventi popolari e unificanti come la Giostra in strumenti di divisione ideologica.

Sulmona non è una città nera. È una città decorata con la medaglia d’argento al Valor Militare per il suo coraggio e la resistenza dimostrata durante la Seconda guerra mondiale, in particolare nel periodo dell’occupazione nazifascista tra il 1943 e il 1944.  È una città viva, plurale, colta. È la patria di Ovidio, non di slogan reazionari. È una città che ha saputo mantenere viva la sua tradizione senza piegarla all’ideologia. Cercare di tingere di nero la sua storia e il suo futuro è un atto di forzatura, che i cittadini hanno tutto il diritto di respingere.

La campagna elettorale dovrebbe essere un momento di confronto, non di provocazione. Dovrebbe parlare di programmi, di futuro, di soluzioni per il lavoro, la cultura, la coesione sociale. Invece, a causa di iniziative come quella di Gioventù Nazionale, rischia di deragliare su un binario pericoloso, che alimenta divisioni e richiama fantasmi del passato.

Sulmona non merita tutto questo. E i candidati che si propongono di governarla dovrebbero dirlo chiaramente, senza ambiguità.


Nella foto di copertina la testata del volantino fatto girare in occasione della Giostra cavalleresca di Sulmona. Qui sotto il volantino completo

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