L’AQUILA CHE NON VOLA: NEL CAPOLUOGO, TOLTI GLI STAFFISTI, SUL LAVORO C’E’ POCO DA GIOIRE

di Giosafat Capulli 

L’AQUILA – C’è poco da vantarsi e da gioire. I nostri giovani laureati emigrano altrove per costruirsi, attraverso il lavoro, un futuro dignitoso. Dati Istat, non miei. L’età media degli aquilani si è alzata di oltre 10 anni. Siamo una realtà di anziani che negli ospedali pubblici trova liste di attesa lunghissime per gli esami diagnostici; e la tristezza della solitudine è palpabile: tanti di loro sono costretti a vivere gli ultimi anni della vita nelle residenze sanitarie assistite. Si parla di cultura nella nostra città, pagando affitti per i palchi a prezzi esorbitanti, mentre sono state chiuse biblioteche con sale letture per far posto a ristoranti di pesce. I nostri giovani, a proposito di sicurezza, si accoltellano per strada. Persone muoiono abbandonate a se stesse in locali in disuso. Un terzo dei famosi progetti CASE è in decomposizione organica. E alcuni consiglieri si inventano faglie sismiche di quartiere. Non si capisce di cosa gioire. Forse solo del fatto che gli staff politici hanno subìto un boom da record. A portaborse, non siamo secondi a nessuno!

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