CHI HA PAURA DELLE DONNE?

di Claudio Lattanzio – Sulmona si prepara a tornare alle urne a fine mese per eleggere nuovamente il proprio sindaco, ma il clima che si respira è tutt’altro che disteso. E a smuovere le acque, questa volta, non è un comizio o una nuova candidatura, ma le parole amare e lucide di Teresa Nannarone, ex presidente del circolo del Partito Democratico di Sulmona, che ha deciso di intervenire pubblicamente, con un post durissimo pubblicato sui social, dopo la presentazione del libro di Cecilia D’Elia “Chi ha paura delle donne?” che il senatore Michele Fina ha presentato, nei giorni scorsi, a Sulmona.

Per Nannarone, la risposta è netta: Fina stesso. Proprio lui, afferma, da segretario regionale del PD, ha scelto di candidare uomini nei “posti sicuri” del Parlamento, ha avallato una rappresentanza regionale fatta da sei uomini e zero donne, e ha indicato come suo successore, ancora una volta, un uomo. “Sono stata cacciata dal partito perché non ero più funzionale ai loro progetti”, denuncia Nannarone, già portavoce della Conferenza provinciale delle donne. “Mi avevano isolato. Quando mi incontravano, guardavano dall’altra parte facendomi chiaramente capire che dovevo andarmene. Forse ho sbagliato a farlo, forse dovevo restare per combattere ancora con più vigore la battaglia contro l’ipocrisia di esponenti del Pd che si auto definiscono femministi”.

La sua è una testimonianza che non può essere ignorata, soprattutto in un momento in cui Sulmona si trova di nuovo di fronte a un bivio elettorale. Nannarone non era una figura qualunque: alle ultime amministrative fu la più votata nella lista del Partito Democratico. Avrebbe voluto mettere il proprio consenso al servizio della città, magari con un ruolo in giunta o alla presidenza del consiglio comunale. Invece, il partito le ha preferito altri nomi, scegliendo come vicesindaco l’allora segretario Franco Andrea Casciani, che oggi si è defilato dalla scena politica preferendo dedicarsi alla realizzazione della mega centrale Snam di Case Pente, fortemente osteggiata dal suo partito e dall’intera coalizione Sulmona Città Futura che oggi si ripropone per governare la città. Un’operazione di esclusione che Nannarone attribuisce direttamente alla linea dettata da Fina.

Il punto non è solo una questione interna al PD. È una fotografia — nitida e impietosa — del modo in cui spesso si esercita il potere, anche nei partiti che si professano progressisti. Si parla di donne, di valorizzazione, di pari opportunità. Ma poi, quando si tratta di decidere davvero, a emergere sono dinamiche antiche, chiuse, maschili. La politica locale, in questo senso, non fa eccezione.

“Sulmona è debole, e tale deve restare”, scrive Nannarone. Una frase che pesa come un macigno. Perché al di là delle parole, ciò che si intravede è un progetto — forse non dichiarato, ma concreto — in cui la città non deve contare troppo, non deve autodeterminarsi, non deve disturbare. E in cui, soprattutto, le donne che si fanno avanti con determinazione vengono viste come una minaccia da contenere, non come una risorsa da valorizzare.

A pochi giorni dall’avvio ufficiale della nuova campagna elettorale, questo intervento chiama la città a riflettere. Non solo sul passato recente, ma su quale futuro vuole costruire. Sulmona ha bisogno di una classe dirigente che non abbia paura delle donne, né delle idee diverse, né del confronto vero. Ha bisogno di una politica che non scelga il silenzio o l’isolamento come risposta al dissenso. Che abbia il coraggio di guardare in faccia chi ha raccolto consenso, proposte, impegno — e non di voltarsi dall’altra parte.

La domanda, dunque, è più che mai attuale: chi ha paura delle donne?

E la risposta non può più essere ignorata. Sulmona, ora, ha l’occasione di dimostrare che non è una città debole. Sta ai cittadini decidere se coglierla

4 thoughts on “CHI HA PAURA DELLE DONNE?

  • NON ne farei un problema di genere ma di incapacità di dialogo politico, quello che è mancato alla classe politica sulmonese: rancorosa personalistica litigiosa e irrispettosa verso la comunità e verso il proprio elettorato. 5 commissari prefettizi in 20 anni dà la cifra della qualità politica dei suoi rappresentanti amministrativi. Da destra e da sinistra.
    Non è un problema di maschi o di femmine se poi queste ultime ragionano come i primi ma di DIALOGO e la capacità di mettere avanti a tutto gli interessi della collettività.
    Colpa anche dei sulmonesi che scelgono sempre i peggiori.

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  • Avere delle donne al potere e’ una necessità e un dovere, come anche cancellare questi politici falliti e farneticanti.
    Non se ne uscirà facilmente da queste elezioni, dove privacy e inciucci perseverano apertamente.
    Nessuno si sente di spiegare come realmente le cose funzionano e chi le fa’ funzionare cosi malamente.
    Fino ad ora solo la Nannarone si e’ esposta personalmente mentre il resto nuota nel fango.

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  • Sono certo che la Nannarone, paradossalmente, avrebbe avuto maggiori possibilità di affermazione anche come portatrice di valori cari al mondo femminile, se avesse guardato a destra.

    Risposta
  • Sono più che convinto che per amore della città si poteva fare del bene anche da “semplice” consigliere comunale, ma ciò non è stato.
    Ancor meno ritengo che vi sia stato una discriminazione di “tipo”, anzi, le unghie e i denti affilati sono stati ben mostrati e usati.

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