
UNA RIFLESSIONE DI MASSIMO PROSPEROCOCCO SUL CONCLAVE: CON PETROCCHI L’AQUILA C’E’
L’AQUILA – In questi giorni, tra chiacchiere da corridoio e riflessioni più profonde, si rincorrono ipotesi e analisi sul futuro Papa. Un esercizio antico, quasi rituale, che accompagna ogni fase pre-conclave. Lo si fa un po’ per gioco, un po’ per cercare di decifrare le linee di tendenza della Chiesa, anche se sappiamo bene che il conclave è un momento di discernimento profondo, guidato per i credenti dallo Spirito Santo, dove logiche esterne e influenze mediatiche dovrebbero avere poco spazio.
Eppure, in questo scenario, c’è un dettaglio che ci riguarda da vicino, e che merita attenzione: la presenza tra i grandi elettori del Cardinale Giuseppe Petrocchi, già arcivescovo dell’Aquila, nominato cardinale da Papa Francesco nel 2018. Una figura che, per noi aquilani, rappresenta ancora un legame forte con la città, e che oggi si trova a partecipare a uno dei momenti più decisivi per la Chiesa universale.
Mi sono chiesto, in questi giorni, quale possa essere la sua posizione all’interno delle dinamiche cardinalizie. Le etichette, progressista, conservatore, moderato, lasciano spesso il tempo che trovano, ma possono offrire qualche spunto per orientarsi. Il fatto che Papa Francesco lo abbia scelto per guidare la commissione sul diaconato femminile è un segnale importante: per un incarico tanto delicato, servono equilibrio, profondità teologica e una certa apertura. Elementi che forse ci aiutano a immaginare Petrocchi in una posizione di dialogo, capace di parlare sia alle anime più aperte sia a quelle più attente alla tradizione.
Non sarà, con ogni probabilità, un protagonista dei titoli di giornale o dei pronostici a effetto. Ma proprio per questo, forse, il suo contributo potrebbe rivelarsi prezioso. Come spesso accade nei conclavi, sono le voci più pacate a orientare i passaggi decisivi.
A noi, dall’Aquila, resta il piacere di sapere che un frammento della nostra storia recente siederà tra coloro che decideranno le sorti della Chiesa nei prossimi anni. E forse anche un piccolo orgoglio, discreto ma reale, nel sentirci un po’ tutti partecipi di questa grande attesa.