L’AQUILA CHE NON VOLA: SUI RIFIUTI ECCO IL CONFRONTO TRA IL NOSTRO CAPOLUOGO E TERAMO
di Paolo Romano*
È facile ottenere il patentino dei bravi se si cercano conferme dall’altra parte del mondo, sia essa in Giappone o in Australia, dove non si conosce la realtà delle cose. Sui servizi al cittadino, basta il confronto con Teramo per evidenziare come all’Aquila si lavori come si farebbe in un piccolo comune dell’entroterra.
A Teramo, lo scorso 30 aprile è stato approvato il piano economico finanziario per il servizio rifiuti, con un costo complessivo pari a 12,4 milioni di euro: una spesa molto vicina al costo sostenuto annualmente dal Comune dell’Aquila.
Tuttavia la città dell’Aquila si estende su un territorio di ben 474 km² (contro i 174 di Teramo) e conta circa 20.000 abitanti in più. Inoltre, il contratto di servizio in vigore all’Aquila include attività peculiari, come la pulizia della pietra bianca, la gestione degli eventi legati alla Perdonanza celestiniana e la cura dei cigli stradali — servizi assenti nel contratto teramano.
Non va dimenticato, infine, che la raccolta differenziata a Teramo ha superato il 75%, mentre nel capoluogo abruzzese è ferma al 41%. Un dato che incide direttamente sul costo del servizio e che consente al Comune di Teramo di programmare risparmi sui costi sostenuti e contenere il corrispettivo dovuto dai cittadini. A L’Aquila invece paghiamo da anni la Tari più alta d’Italia.
Quanto dovrebbe costare a regime il servizio ASM se facessimo una debita proporzione con l’estensione della città, il numero di abitanti, 60 frazioni e i progetti CASE e MAP, oltre a tutti i servizi che chiediamo per una città pulita a attraente? Riflessioni che aiutano a capire di gran lunga la quantità e la qualità del servizio che abbiamo sul nostro territorio e su cui la giunta deve saper dare le dovute risposte.
L’incendio dell’ottobre 2023 in ASM ha segnato profondamente la tenuta organizzativa e finanziaria dell’azienda, ma ha anche generato una necessaria consapevolezza: il servizio va ripensato, riorganizzato con le esigenze del territorio e con le sfide ambientali attuali.
Si tratta di dati oggettivi che impongono una riflessione seria e una velocità di azione politica. Se vogliamo offrire un servizio migliore, all’altezza delle aspettative della cittadinanza, e iniziare un percorso virtuoso che porti verso una possibile riduzione della TARI — in un momento in cui i costi generali delle famiglie sono già aumentati — serve concretamente un cambio di passo. Lo ripeterò fino alla noia. Va accelerato il nuovo piano industriale di ASM di cui si continua a parlare nelle sedute di commissioni e consiglio ma che non riesce ancora a vedere la luce: è uno strumento indispensabile per avviare in tempi rapidi la definizione del nuovo contratto di servizio. Un atto dovuto non solo per la salvaguardia dei bilanci della società ASM, non solo per garantire un sistema di gestione dei rifiuti più moderno, efficace e sostenibile, ma per dare un senso al fatto che paghiamo laTARI più alta d’Italia senza beneficiare di ordine e pulizia.

Sui social intanto girano foto e video di una consigliera comunale che – per permettere ai cittadini della sua frazione di usufruire degli spazi pubblici- taglia l’erba con un mezzo di sua proprietà: al netto del gesto encomiabile (che comunque il cittadino non può emulare) vogliamo veramente che un capoluogo di regione, esportato per giunta fuori dall’Italia, risolva in questo modo i suoi problemi?
*Consigliere comunale