
BEVANDE ISTANTANEE
A cura del dott. Maurizio Proietti- Le bevande istantanee, sia calde che fredde, sono una scelta pratica e veloce per molti consumatori. Tuttavia, dietro la loro comodità si nascondono spesso profili nutrizionali poco equilibrati, che meritano un’analisi più attenta. Riprendiamo il discorso avviato nel nostro ultimo articolo dedicato al caffè, per approfondire anche questo aspetto.
Il fascino del caffè e l’evoluzione industriale
Il profumo avvolgente del caffè appena fatto è una delle gioie mattutine più apprezzate. Il gorgoglio della moka, con il suo vapore profumato, evoca una sensazione di energia e piacere, quasi un rituale per iniziare la giornata. Tuttavia, la vita frenetica spesso impone alternative più rapide come le cialde o il caffè istantaneo, sacrificando il gusto per la praticità.
Il processo produttivo del caffè istantaneo è complesso e articolato. Dopo la raccolta, i semi delle bacche di caffè, verdi e inodori, vengono tostati ad alte temperature, sviluppando il caratteristico aroma e colore marrone. I chicchi tostati vengono poi macinati e preparati in grandi serbatoi d’acqua calda per estrarre il caffè liquido. Questo estratto viene trasformato in polvere mediante due tecniche principali:
Entrambi i metodi garantiscono una lunga conservazione, poiché rimuovendo l’acqua si elimina il terreno fertile per i microrganismi. Inoltre, il volume ridotto facilita il trasporto e lo stoccaggio, riducendo i costi logistici e l’impatto ambientale.
Il cappuccino istantaneo: una dolce illusione
Diversa è la situazione per i cappuccini istantanei. Prodotti come il Nescafé Gold Cappuccino Solubile contengono non solo latte, ma anche zucchero e sciroppo di glucosio tra i primi ingredienti. Una porzione fornisce circa 7 grammi di zucchero, quasi due bustine da bar. L’olio di cocco, spesso aggiunto, serve a riprodurre la cremosità persa con la scrematura del latte, ma introduce grassi saturi che andrebbero limitati (FAO, 2010).
Se analizziamo altre varianti, come il Cappuccino Double Chocoo il Nocciolino Crastan, notiamo variazioni nel contenuto di zuccheri, con valori rispettivamente di 8,8 g e 3,1 g per porzione. Tuttavia, anche in questi prodotti troviamo dolcificanti come lo sciroppo di glucosio e indicazioni ambigue come “da zuccherare”, che lasciano intendere che il consumatore debba aggiungere ulteriore zucchero, non dichiarato nella tabella nutrizionale.
Tisane e tè istantanei: il paradosso delle “alternative salutari”
Anche le tisane e i tè solubili, spesso percepiti come bevande salutari, contengono elevate quantità di zuccheri. La Ricola alle erbe presenta 9,4 g di zuccheri per tazza, mentre la Pompadour al finocchio contiene zucchero e destrosio con solo il 4% di estratto di finocchio.
Il tè al limone Ristora arriva a 94 g di zucchero per 100 g di polvere, traducendosi in 17 g di zucchero per bicchiere da 200 ml. Anche il Lipton Ice Tea segue questa tendenza, con 15,8 g di zucchero per bicchiere. Questi valori sono paragonabili a una lattina di bibita gassata, annullando i presunti benefici salutari di una bevanda a base di erbe o tè.
L’innovazione industriale: dalla polvere alla reidratazione
Per migliorare la solubilità delle polveri istantanee, le aziende adottano un processo chiamato istantaneizzazione. La polvere viene resa granulare tramite una nebulizzazione d’acqua, poi asciugata e macinata. Questo migliora la dispersione e la solubilità, rendendo il prodotto più pratico da preparare.
Nel caso del cacao in polvere, contenente grassi (burro di cacao), si aggiungono zucchero e lecitina: questa molecola emulsiona acqua e grassi, facilitando la dissoluzione istantanea (Liu et al., 2006). La lecitina funge da “ponte” chimico tra le molecole idrofile e lipofile, rendendo il cacao più solubile e cremoso.
Considerazioni finali
Le bevande istantanee sono indubbiamente pratiche, ma spesso contengono zuccheri aggiunti e grassi di bassa qualità per migliorarne gusto e consistenza. L’industria ha sviluppato tecniche sofisticate per garantire la solubilità e la conservazione dei prodotti, sacrificando però il valore nutrizionale. Abituarsi a sapori meno dolci e più naturali potrebbe rappresentare una scelta più salutare.
Riferimenti bibliografici